Assegno unico a contrasto della denatalità
Il Papa si preoccupa da tempo per l’inverno demografico italiano, per la denatalità “che va contro le nostre famiglie, la nostra patria e il nostro futuro”. In effetti, gli storici dicono che una recessione demografica così c’è stata solo nel primo dopoguerra, a cavallo tra gli anni Dieci e Venti, quando la somma tra gli effetti del conflitto e dell’influenza spagnola produsse un calo altrettanto grave.
Ma cosa può fare la politica? Per esempio una politica familiare per rassicurare i genitori che pur nei chiaroscuri di questo tempo lo Stato è vicino. L’AUU (assegno unico e universale) è un passo in questa direzione; è un beneficio economico mensile il cui importo varia secondo un criterio di progressività: redditi massimi, importi minimi e viceversa; per un figlio minorenne il minimo è 50 euro mensili, il massimo 175; l’importo cambia a seconda del numero dei figli, della loro età e della eventuale disabilità; ai nuclei con 4 o più figli si riconosce in forma aggiuntiva un contributo forfettario di 100 euro mensili. L’AUU non entra nel reddito della persona ed è compatibile col Reddito di Cittadinanza. È erogato ai cittadini italiani e a chi soggiorna in Italia da almeno due anni (per il RdC ne servono dieci) o ha un permesso di soggiorno per lavoro a tempo indeterminato o determinato di almeno sei mesi. La normativa va osservata con cura. L’Ufficio Parlamentare del Bilancio certifica che quasi 4 famiglie su 5 avranno vantaggi anche consistenti rispetto alla somma delle attuali misure (che saranno abrogate). Per chi invece potrebbe perderci qualcosa è prevista una clausola di salvaguardia. Come al solito, il giudizio sull’AUU dipenderà anche dalle procedure burocratiche.
Insomma sembra che finalmente si sia messo ordine in una materia delicata per riconoscere e accompagnare chi decide di fare famiglia. Il tutto andrà letto anche alla luce delle nuove politiche fiscali, che incideranno sui redditi e sui patrimoni. Però sembra di cogliere che il principio di proteggere i figli non solo coi bonus quando nascono, ma con qualcosa di strutturale sia finalmente passato. Di passi da compiere ve ne sono ancora molti, per esempio in tema di lavoro femminile, di bilanciamento dei tempi tra famiglia e lavoro, di accompagnamento educativo, culturale e sociale: in fondo la famiglia dovrebbe essere un impegno di tutta la comunità e quindi va rafforzata anche la comunità. Ma stavolta non possiamo lamentarci, la politica ha fatto il suo dovere con un primo passo importante e soprattutto strutturale.