Ascoltare è un atto di generosità
Se c’è un incrocio di strade, se la mia strada si incrocia con quella dell’altro e l’altro decide di percorrerne un pezzo insieme, allora forse significa che l’ho ascoltato veramente. E così divento generoso
Ho letto da qualche parte che ascoltare è un atto di generosità. Questo concetto mi ha colpito e fatta riflettere. Quasi sempre la generosità viene associata ai soldi, cioè è una questione di soldi. Una persona viene cioè definita generosa perché fa beneficenza, regala cose, presta senza preoccuparsi che le venga restituito.
Un po’ meno spesso la generosità è associata a donare tempo: fare servizio in Caritas, all’oratorio, fare volontariato etc.
Che sia invece considerata generosa una persona che ascolta, è molto più difficile pensarlo. Ascoltare è qualcosa che va oltre il dare del tempo. Va oltre l’udire e capire razionalmente il contenuto di un discorso. Ascoltare può voler dire cogliere ciò che l’altro sta vivendo, le sue emozioni, i suoi vissuti. Può voler dire soffrire o gioire con lui. Condividere. Vuol dire tradurre in atteggiamenti e comportamenti ciò che abbiamo ascoltato, dare cioè un seguito a quelle parole che sono arrivate alle nostre orecchie, ma soprattutto al nostro cuore.
In questo senso ascoltare è un atto di generosità.
Se c’è un incrocio di strade, se la mia strada si incrocia con quella dell’altro e l’altro decide di percorrerne un pezzo insieme, allora forse significa che l’ho ascoltato veramente. E così divento generoso. Sono cioè proteso verso l’altro e continuo ad esserlo anche quando il tempo di ascoltarlo è finito.
Ma il tu è entrato nell’io (“Io mi intuo e tu ti immii”, come direbbe il poeta Davide Rondoni) e mi ha reso altruista, cioè diretto verso l’altro, in un movimento centrifugo rispetto al mio io. Allora sono generoso, nel senso etimologico del termine, cioè grande e nobile di cuore, di genere, di stirpe nobile. Allora mi elevo, mi tolgo dalla mediocrità. Ascoltare allora significa permettere all’altro che entra in relazione con me di cambiarmi, almeno un po’.
Significa essere permeabile a lui e quindi non essere più lo stesso di prima, prima di conoscerlo. Almeno un po’. Una relazione che parte dall’ascolto, dall’ “ascolto generoso” non può non cambiarci, poco o tanto. Non può che incidere sul nostro essere. “Se ci prendiamo cura di certe persone quello che accade nello scambio relazionale con l’altro diverrà parte di noi.
Della cura si può pertanto parlare nei termini di una fabbrica dell’essere” (Antonietta Potente ).