Ambiente. Una crisi sociale
Un nuovo rapporto realizzato da Oxfam, Institute for European Environmental Policy e Stockholm Environment Institute conferma che, per scongiurare il riscaldamento globale oltre 1.5° C rispetto all’era pre-industriale, un abitante medio del pianeta dovrebbe emettere la metà rispetto ad oggi. La media però confonde differenze molto ampie: nel 2030, le emissioni di CO2 in atmosfera prodotte dall’1% più ricco della popolazione mondiale saranno di 30 volte (e il 10% più ricco di 9 volte) superiori ai livelli massimi per limitare l’aumento delle temperature globali entro 1.5°C. Per centrare questo obiettivo cruciale, l’1% più ricco dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 97% rispetto ad oggi.
La crisi climatica aggiunge un ulteriore strato di iniquità a una situazione già molto polarizzata. Finché la società non trova un modo equilibrato di rapportarsi con l’ambiente e l’ecosistema, non potrà garantire eguaglianza sostanziale e sviluppo. La questione ecologica è intrinsecamente anche una vicenda di contrasti e conflitti redistributivi: distorsioni e ingiustizie socioeconomiche sono fortemente connesse con la dissipazione, lo sconvolgimento degli equilibri naturali. A nostro danno, come e più che per la Natura. Accanto alle indispensabili azioni per mitigare in chiave equa le emissioni climalteranti, le cure contro diseguaglianza e povertà si somigliano moltissimo su scala planetaria e per l’Italia. Innanzitutto, dato il carattere complesso dei problemi, occorre darsi una strategia, ossia una programmazione organica degli interventi, piuttosto che misure discontinue ed estemporanee. Nuove politiche educative, sanitarie e finanziarie, in grado di migliorare le dotazioni di capitale umano con cui gli individui si affacciano, per esempio, nel mondo del lavoro. Ad esse vanno affiancate misure che orientino le scelte occupazionali, di innovazione e di investimento da parte delle imprese e migliorino la qualità dei posti di lavoro influenzando i prezzi relativi, il contesto negoziale e quello regolatorio. Ad esempio, interventi per il salario minimo, per regole contrattuali e industriali di base, per la promozione dell’innovazione, della concorrenza nel mercato dei beni e dei servizi. Infine, vanno rafforzate le politiche fiscali redistributive: potenziare la progressività dei sistemi fiscali, estendere i trasferimenti, ridurre le diseguaglianze nell’accesso a istruzione e diritto alla salute.
Personalmente credo che non ci sia tema pubblico più rilevante, anzi, urgente di questo.