Ambiente. Scelte comunitarie
“A peste, fame et bello…”. L’icona dei 4 cavalieri dell’Apocalisse (6, 1-8) è da sempre nell’immaginario come simbolo del “male di vivere”: perché fa parte del nostro destino sia subire gli eventi naturali sia patire le conseguenze dei nostri gesti
“A peste, fame et bello…”. L’icona dei 4 cavalieri dell’Apocalisse (6, 1-8) è da sempre nell’immaginario come simbolo del “male di vivere”: perché fa parte del nostro destino sia subire gli eventi naturali sia patire le conseguenze dei nostri gesti. Oggi l’informazione istantanea planetaria fa il resto: quelli che apparivano come inspiegabili “castighi divini” ci sono rappresentati come conseguenze, matematicamente documentate, di certe scelte compiute dalle società o dai singoli individui. È il caso, in questi giorni, delle polveri sottili che – come ogni autunno, ormai da qualche anno – strangolano la valle Padana. Se non piove e non c’è vento, ecco l’assedio. Si discute molto sulle cause, delle Pm10 come del riscaldamento globale del pianeta. Ma, come accade per molti altri problemi, da noi è troppo facile “buttarla in politica”: ricorrere, cioè, a un’impostazione ideologica che a priori condanna o giustifica le emissioni.
Si discute molto, anche, sui possibili rimedi. In questi giorni le città più colpite hanno fatto ricorso ai protocolli già stabiliti scegliendo vari gradi di “rigore” per ridurre l’impatto nocivo delle emissioni. Primi a fermarsi i motori diesel del trasporto privato. Ma non è escluso che nei prossimi giorni, in presenza di nuovi sforamenti delle soglie di inquinamento, sia necessario ricorrere a provvedimenti anche più drastici. Il fatto è che sui rimedi ci si arrabatta, senza che nessuno sia in possesso di vere soluzioni, tanto meno di formule magiche. Il problema delle amministrazioni comunali è davvero squisitamente “politico”: occorre ridurre i danni da inquinamento, ma anche non creare disagi insostenibili ai cittadini. Ma dietro i dibattiti sulle cause e sui rimedi rimane la realtà di fenomeni sempre più complessi che, in modi diversi, sfuggono non solo al nostro personale controllo, ma anche ai provvedimenti, alle leggi, alle direttive di tutte le istituzioni. Il fatto è che il progresso scientifico e tecnologico ha portato complessità prima sconosciute nelle nostre vite. E siamo ben lontani dal riuscire ad adeguare leggi ed abitudini ai ritmi che le macchine rendono possibili. La percezione della complessità moderna non significa che non ci sia nulla da fare, anzi. Ma queste scelte, per essere forti, convincenti, incisive hanno bisogno esattamente di ciò che oggi manca: una potente dimensione comunitaria, la consapevolezza che siamo tutti corresponsabili della vita su questo pianeta.