di ILARIO BERTOLETTI
30 apr 2015 00:00
Alloggiare i pellegrini...
La quarta opera di misericordia commentata da Ilario Bertoletti
Questi due passi evangelici possono introdurre all’opera di misericordia di questa settimana. Chi è il pellegrino? Colui che giunge, inatteso, con un volto e un nome sconosciuti. Colui che di primo acchito non appartiene alla comunità etnica, religiosa, politica. Pellegrino è chi, intraprendendo un viaggio, attraversa luoghi e popoli nei confronti dei quali si instaura ogni volta una dialettica del riconoscimento. In quanto estraneo, il pellegrino può apparire portatore di minacce, poiché col suo esserci fa venir meno le certezze delle identità e memorie collettive. L’altro: colui che è venuto, imprevisto, inquietante. Uno stupore che può diventare paura. Paura che scatena un conflitto: volontà di annichilire l’altro. Ma lo stupore – se intervengono la parola, l’ascolto – può diventare confronto: un percorso di reciproco riconoscimento. Ove i soggetti differenziandosi giungono alla mutua accettazione che l’altro è costitutivo della stessa identità: l’identità di ciascuno è qualcosa di complesso, costruito nel tempo: “Identità di identità e differenza”.
L’incontro con il pellegrino oscilla quindi tra questi opposti: un potenziale conflitto, un possibile dialogo. Se nella storia diverse sono state le figure del pellegrino, in questi anni esse hanno assunto i volti del migrante. La dialettica tra conflitto e incontro s’e’ trasformata in quella tra respingimento o accoglienza. Di fatto un conflitto perpetuo, con la sua scia di sorda e anonima morte. Ma quei passi dei vangeli non sono lì a rammentarci il segreto escatologico custodito da ogni pellegrino? Elia e Gesù, in quanto figure messianiche, hanno i tratti del diverso, dell’inatteso, del “non riconosciuto”. Come se il dubbio di Gesù – alla fine dei tempi chi riconoscerà il Figlio dell’uomo ritornato sulla terra?– si stesse trasformando in un’indifferente certezza.
ILARIO BERTOLETTI
30 apr 2015 00:00