Alla ricerca del candidato perfetto
Tra chi sgomita per un coinvolgimento e chi se ne sta in disparte, la scelta dovrebbe cadere su chi si pone in modo disinteressato nell’avventura politica/amministrativa a servizio della città. Il commento del Direttore della Sfisp
Il candidato sindaco era stato scelto. Adesso a lui spettava il compito di individuare i componenti delle diverse liste che si sarebbero proposte al suo fianco nella campagna elettorale. Ed ecco che nel corso di un colloquio teso a sondare la disponibilità, la persona individuata poneva al candidato sindaco la domanda cruciale in merito alle ragioni che lo avevano spinto a coinvolgerlo: “Perché proprio io?”. È la domanda che tende a rendere esplicite le motivazioni che sottostanno alla formazione delle diverse liste chiamate a condividere un programma e sostenere una candidatura: l’obbedienza e la fedeltà a un progetto, l’ampliamento della base elettorale, la sensibilità verso temi specifici, la competenza in ambiti amministrativi, la disponibilità ad una partecipazione attiva. È indubbio che un primo pensiero muove dalla possibilità di allargare il proprio consenso: l’appartenenza a un gruppo, il riconoscimento sociale, il ruolo esercitato in determinati contesti possono incanalare preferenze e voti. Non solo, la rappresentanza di una parte specifica della comunità può costituire un ulteriore criterio di scelta per meglio interpretare e rispondere ad alcuni bisogni legati al territorio, alle diverse sensibilità, a situazioni particolari. Ma solo questo sarebbe insufficiente ed anche rischioso e limitante a motivo di un uso strumentale delle persone e di una visione parcellizzata dei problemi da affrontare. Alla domanda posta dal potenziale candidato consigliere sarebbe opportuno poter offrire ulteriori risposte legate innanzitutto alla condivisione di un’idea di città da costruire insieme, attraverso una partecipazione consapevole ed una capacità critica animata da una visione condivisa. Senza chiusure. Con la disponibilità a un dialogo capace di promuovere il bene comune che non è somma di beni individuali e particolari ma bene di tutti, nessuno escluso. Non dovrebbe mancare il riconoscimento della competenza necessaria per affrontare le complesse questioni che oggi coinvolgono le nostre comunità: i temi ambientali, la coesione sociale, le scelte urbanistiche, l’attenzione alle persone più fragili, la mobilità… Competenza oggi talvolta bistrattata ma indispensabile per una presenza fattiva e consapevole nelle istituzioni, per fare bene il bene. Tra chi sgomita per un coinvolgimento e chi se ne sta in disparte, la scelta dovrebbe cadere su chi si pone in modo disinteressato nell’avventura politica/amministrativa a servizio della città. Le città, ci ricordava La Pira, hanno una loro vita e un loro essere autonomi, misteriosi e profondi: esse hanno un loro volto caratteristico, una loro anima e un loro destino, non occasionali mucchi di pietre ma misteriose abitazioni di uomini. Che richiedono attenzione e cura.