Al servizio del bene comune
C’è un movimento politico che non troveremo su nessuna delle schede elettorali. Si chiama Mppu, dove le ultime due lettere dell’acronimo significano “per l’unità”
C’è un movimento politico che non troveremo su nessuna delle schede elettorali. Si chiama Mppu, dove le ultime due lettere dell’acronimo significano “per l’unità”. Di che cosa? Delle idee al servizio del bene comune, con l’ambizione della fraternità universale. Scusate se è poco. L’ho incontrato perché amici che ne fanno parte mi hanno chiesto di moderare un dibatto (il 2 febbraio, alle 20.30 al Centro Mariapoli Luce, Frontignano, ndr) con i candidati dei tre maggiori schieramenti per la prossima scadenza elettorale. L’incontro che ho avuto con i promotori è stata un’esperienza davvero singolare. Seduti con me attorno al tavolo c’erano un insegnante, un agente di commercio, un’imprenditrice e un informatico, con convinzioni e appartenenze politiche diverse, ma sinceramente impegnati a costruire qualcosa fuori dagli schemi. Mentre li ascoltavo cercavo di incasellarli: questo sta senz’altro con il centro destra; lui vota certamente per il Pd; questo… boh! Ad un certo punto nella mia testa argomenti e puntini di sospensione sono diventati troppi e le caselle assegnate troppo strette.
Sono stati loro i primi a ricordare che una campagna elettorale serve a marcare le differenze, ma neanche lontanamente contemplano l’idea che per distinguersi si debba dire male dell’avversario: “Anzi – dice l’imprenditrice – dovremmo chiedere a ciascuno dei candidati che si sforzino di presentare una cosa positiva presente nei programmi delle altre liste”. C’è una determinazione rivoluzionaria in questa apparente ingenuità, nel non voler fare un dibattito sui massimi sistemi ma sulle motivazioni originarie dell’impegno politico, nell’indagare la vocazione del partito che ci si è scelti, nell’indicare la priorità tra le molte cose di cui il nostro Paese ha maggiore bisogno. Con il Mppu gli slogan stanno fuori dalla sala. “Ci si divide su un pensiero non sui pregiudizi – sottolinea l’insegnante – ci si misura su un progetto non sulle promesse”. Qui nessuno dirà mai ad un altro per chi votare, ma perché votare, sì. La sfida è di lungo respiro, vuole riconquistare la gente alla politica, mettere in guardia i cittadini perché non finiscano nella trappola di un astensionismo che indebolisce pesantemente la democrazia. Leggo sui giornali i malumori sulle liste per Camera e Senato, le grandi manovre per quelle delle regionali e tanti messaggi subliminali affidati alla pazienza dei cronisti. Meglio che pensi al dibattito di venerdì. Sarà sicuramente più costruttivo.