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di ROMANO GUATTA CALDINI 31 ago 2023 09:07

Accoglienza: serve un cambio di passo

Gli sbarchi sono costanti e, di conseguenza, anche gli arrivi dei migranti sul nostro territorio. Da più parti giungono segnali di allarme, soprattutto dai Comuni, al di là del colore politico. “La situazione è complessa – sottolinea Stefano Savoldi, presidente della Cooperativa Kemay –. Il Bresciano, come il resto del Paese, non è più strutturato per questa portata di arrivi. Il sistema di accoglienza è ingolfato a causa delle tempistiche per ottenere il permesso di soggiorno, anche quello temporaneo”. Caritas diocesana si appella al Governo, pur sempre alla ricerca di un sostegno da parte delle parrocchie, del territorio. Si fatica nel trovare alloggi e appartamenti disponibili a canone calmierato per accogliere piccoli gruppi di richiedenti. I decreti sicurezza e il venir meno delle risorse hanno un peso fondamentale sul sistema accoglienza. Si aggiungono quindi le carenze, ormai croniche, di organico all’interno delle Questure. Una costante che coinvolge tutto il Paese.

Con le conseguenti lungaggini in termini burocratici che, a loro volta, non fanno altro che allargare le maglie del mercato nero. Nonostante il venir meno delle risorse, rispetto al passato, Caritas diocesana prosegue, nell’ottica dell’integrazione, con percorsi di alfabetizzazione, educazione civica e sanitaria, percorsi professionali e ricerca lavoro, supporto psicologico, fornitura farmaci e accompagnamenti sanitari, mediazione legale e culturale… Attualmente sono 118 le persone accolte dalla Caritas in 13 appartamenti del territorio (9 parrocchie + 4 appartamenti di Fondazione Caritas) e 1 Hub da 24 posti (ex Rifugio Caritas di Mompiano). Delle 118 persone accolte, 76 sono presenti in città e hinterland, il resto in provincia. Oltre a questi, 98 ucraini sono distribuiti in 12 strutture (le parrocchie accolgono ancora qualche centinaio di ucraini in modo informale nei propri locali). E se il sistema di accoglienza, durante le fasi più critiche del conflitto ucraino, ha funzionato alla perfezione, non si capisce perché, a fronte della contingenza, non possa scattare la stessa macchina organizzativa con le dovute risorse. Il sistema sembra non reggere e i numeri parlano chiaro. È necessario un cambio di passo. Non è un discorso ideologico o politico. L’analisi di Stefano Savoldi chiama in causa tutti. Non è una questione meramente umanitaria. Si tratta di credere nel prossimo, si tratta di scommettere in un futuro sostenibile. Per tutti.

ROMANO GUATTA CALDINI 31 ago 2023 09:07