Abortire resta un grave peccato
I media hanno colto l’occasione di mettere sulla gogna i medici obiettori ribadendo come l’aborto sia soprattutto un diritto
“Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata”. Potremmo con queste parole del Papa riassumere il senso degli ultimi atti dell’Anno Santo straordinario della Misericordia e del nuovo cammino della Chiesa: il concistoro, la celebrazione conclusiva con i nuovi cardinali e la firma della Lettera apostolica “Misericordia et misera”.
Un testo ricco di suggestioni e proposte tra cui spicca l’istituzione della Giornata dei poveri, la “proroga” di mandato ai missionari della misericordia e la facoltà di assolvere dal peccato di aborto concessa a tutti i sacerdoti senza il permesso del Vescovo. Un dono grande, quest’ultimo, enfatizzato però dai media in modo strumentale quasi per far intendere all’opinione pubblica che papa Francesco avrebbe cambiato la dottrina cattolica sull’aborto. Non è così.
E mentre non si sono sprecati “ruffiani” elogi al Pontefice, i media hanno colto l’occasione di mettere sulla gogna i medici obiettori ribadendo come l’aborto “sia” soprattutto un diritto. Per il Papa, però, “l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente”. Il perdono è garantito, ma serve pentimento.