Abbiamo perso
Abbiamo perso. Non è, però, la frase di un leader di partito che ha visto bocciare la sua proposta politica. È la pericope di ogni cittadino lombardo che si ritrova a commentare la scarsa partecipazione (41%) al voto. Nel 2018 votarono il 73,35% degli aventi diritto e lo fecero nell'unico giorno disponibile.
Proviamo a ipotizzare alcune cause. La prima. L’istituzione regione è lontana dagli elettori. Evidentemente, e su questo bisogna lavorare, c’è chi ritiene che non serva. Basterebbe pensare solo alla sanità o ai trasporti per comprendere che, invece, la posta in gioco è alta.
La seconda. I partiti non intercettano e non coinvolgono. Quali sono le priorità? Forse sono state anche bocciate alcune alleanze (Pd e Cinque Stelle in Lombardia), forse non sono stati ritenuti all’altezza alcuni candidati.
La terza. Un’analisi più attenta ci porta a rileggere il grado di passione politica presente nella società. Ci riconosciamo sempre meno in uno o nell’altro partito e, quindi, se l’esito del voto appare quasi scontato (come poteva essere in Lombardia), preferiamo uscire dall’agone: non posso vincere, quindi non partecipo.
La quarta. Nelle nostre comunità ci siamo confrontati sui temi e sui nodi delle regionali? Poco o nulla. Alcune Associazioni come le Acli hanno provato almeno a promuovere dei dibattiti sul territorio.
La quinta. Anche chi ha posto la X sulla scheda ha la sua responsabilità, se non è riuscito a convincere altre persone dell’importanza del diritto di voto.
L’affluenza non è importante solo per chi perde ma anche per chi vince. È un problema di tutti.