A volte basta il pensiero, a volte no

Elisabetta, nella sua passeggiata quotidiana, ha pensato di raccogliere dei fiori che trova lungo il percorso e di darli alla sua amica Laura affinché li porti a sua madre, che vive sola, vedova da qualche anno. La signora nel ricevere questo semplice, ma inaspettato, mazzolino di fiori, con gioia esclama: “Elisabetta ha pensato a me!”. Cecilia anche quest’anno, a Natale, ha ricevuto un messaggio da una sua ex paziente. La terapia è finita da più di quindici anni, ma questa persona, ogni anno, immancabilmente, le invia gli auguri per Natale. E Cecilia, sorridendo, commenta: “Anche quest’anno ha pensato a me”. Matteo ha mal di gola e una febbriciattola che lo costringe ad assentarsi dal lavoro. Tutti i giorni riceve un messaggio dal suo collega Gabriele che gli chiede come va. Sono solo due parole, in effetti non c’è bisogno di grandi discorsi d’incoraggiamento perché si tratta di una semplice influenza, ma Matteo apprezza molto questo messaggino perché è un segno che Gabriele pensa a lui. Sono semplici atti di presenza, non sono gesti eroici, sono ordinari, se così vogliamo considerarli, ma per chi li riceve sono carichi di significato perché si sente pensato. In effetti, a volte, basta sentirsi pensati per percepire gioia: fa bene al cuore. Essere pensati vuol dire essere valorizzati, stimati, ben voluti. E questo va incontro a bisogni psicologici primari.
Le parole, ciò che ci sta dietro, costruiscono relazioni, le rinsaldano e soprattutto trasmettono una presenza. Possono cambiare la percezione che una persona ha di se stessa, solo sentendosi pensata. Luca ha effettuato un trasloco e non gli basta sentirsi dire da un amico che l’ha pensato, ha pensato alla sua fatica. Daniele fa fatica ad arrivare a fine mese e non gli basta sentirsi dire da un parrocchiano che lo pensa, che pensa ai suoi problemi economici. Daniele ha bisogno che qualcuno metta mano al portafoglio. Laura ha un figlio gravemente disabile e una madre che comincia ad avere un importante decadimento cognitivo: non le basta essere pensata con compatimento. Ha bisogno che qualcuno le dia il cambio nella sorveglianza affinché possa uscire per fare due spese o magari una passeggiata. Ci sono situazioni in cui le parole non servono, il pensiero non basta: ci vogliono le azioni. In questi casi le sole parole possono essere disfunzionali, persino controproducenti, perché fanno sentire non capiti e provocano delusione, amarezza, rabbia. E invece di unire allontanano. Il pensiero per una persona a volte deve diventare azione per produrre benessere psicologico. A volte basta il pensiero… A volte no.