A Verona la bellezza della famiglia
Una vera kermesse di quell’ecologia integrale dell’umano che il Papa ci ha delineato con chiarezza nella Laudato Si’. Per questo Verona è l’occasione di poterci incontrare e lavorare insieme. Gli slogan offensivi e l’intolleranza verbosa di chi nutre quello strano sentimento democratico per cui chi non la pensa come lui non ha diritto di parlare, lasciamoli alle “colonizzazioni ideologiche”
Non è la prima volta che dovendo affrontare un argomento si incorre nell’errore di prestare maggiore attenzione al “come”, piuttosto che al “che cosa”. Certamente sostanza e metodo sono entrambe importanti e devono integrarsi nel modo più coerente possibile, ma quando si tratta di scegliere da che parte schierarsi, forse il “che cosa” dovrebbe avere più rilevanza del “come”.
Credo di poter dire che è quanto sta accadendo con il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona: guardare più alla forma che alla sostanza. Comunque la si veda, la sostanza è che stiamo ponendo al centro del dibattito culturale, sociale e politico del nostro Bel Paese l’importanza e la “bellezza” della famiglia. Non è certamente un caso che proprio ieri, in visita a Loreto, il Santo Padre Francesco abbia voluto ricordare un paio di concetti fondamentali, non manipolabili a piacimento secondo i canoni del politicamente corretto: la famiglia è l’unione di un uomo e una donna e riveste un ruolo “insostituibile” nella costruzione di una società civile che rigetta la “cultura dello scarto”. Sono parole di una chiarezza tale che non richiedono certamente alcun commento, ma che devono risuonare nella mente e nel cuore di chiunque, seriamente ed onestamente, lavora per la costruzione del bene comune. Deve risuonare e produrre scelte ed azioni concrete. Vorrei non soffermarmi sulla “macchina del fango” che agenzie laiciste stanno alimentando giorno dopo giorno, fino ad arrivare ai limiti estremi dell’offesa personale, anche con minacce di morte, dell’insulto contro valori (Dio, Patria e Famiglia) la cui difesa è costata lacrime e sangue di tanti valorosi ed onesti italiani, della bestemmia scolpita su indegni striscioni sventolati a Milano. Vorrei soffermarmi sul “che cosa”, cioè sulla sostanza, che il convegno veronese si propone di porre al centro dell’attenzione pubblica, avendo come valore di riferimento quella Carta Costituzionale che dovrebbe essere il terreno condiviso in cui tutti gli italiani si riconoscono, al di là di scelte personali – legittime ed incoercibili - di carattere religioso.
Dunque a Verona si confermerà con forza che la famiglia è una sola, cioè una “società naturale fondata sul matrimonio” (art.29), non omologabile – neppure “remotamente” (Amoris Laetitia, 251) – ad unioni civili fra persone di pari sesso; che è costituita dall’unione di un uomo e una donna (Dichiarazione Universale Diritti dell’Uomo, art.16); che i bambini hanno diritto ad avere mamma e papà e che i genitori sono i titolari del dovere/diritto di educare i propri figli (art.30). Sul piano delle politiche sociali ed economiche: finanziamenti pubblici a promozione delle famiglie numerose (art. 31) e di garanzia affinchè la donna possa liberamente scegliere il progetto della propria vita, trovando possibili mediazioni fra il lavoro “intra moenia” (moglie e madre) e quello “extra moenia”, così da sottrarla all’obbligo di dover scegliere uno escludendo l’altro, visto che non esiste un sostegno della Stato che renda possibili ed attuabili entrambe (art. 37). Come si vede nulla di “straordinario”; solo la forte conferma dei valori costituzionali in ordine a famiglia, educazione, ruolo della donna. Quindi non un congresso “contro” come qualcuno si sforza di presentare (peraltro utilizzando non argomenti, ma slogan vuoti, banali e spesso falsi), ma un forum “per”: per la famiglia, per la bellezza della genitorialità e della vita, per la dignità della donna e per i diritti dei bambini. Una vera kermesse di quell’ecologia integrale dell’umano che il Papa ci ha delineato con chiarezza nella Laudato Si’. Per questo Verona è l’occasione di poterci incontrare e lavorare insieme. Gli slogan offensivi e l’intolleranza verbosa di chi nutre quello strano sentimento democratico per cui chi non la pensa come lui non ha diritto di parlare, lasciamoli alle “colonizzazioni ideologiche” che inquinano mente e anima.