A Natale chiedo il dono della serenità
Ecco da dove nasce la nostra serenità: dall’incontro tra l’onnipotenza di Dio e la fragilità dell’uomo, tra la sua luce e le nostre tenebre. L'augurio di Natale del vescovo Pierantonio
Questo è il mio primo Natale come vescovo di Brescia. Non sono passati ancora tre mesi interi da quando, l’8 ottobre scorso, sono entrato in diocesi baciando la terra bresciana a Urago d’Oglio. Sono state settimane intense: incontri, eventi, discorsi, riflessioni, sguardi e strette di mano, sorrisi e saluti; soprattutto celebrazioni dei sacramenti e preghiere vissute insieme. Sento vivo il bisogno di ringraziare il Signore per il tanto bene che ho ricevuto, da subito e finora. Ho trovato una Chiesa accogliente e amorevole nei miei confronti, a cominciare dai sacerdoti, decisamente ben disposta. Sono grato a tutti per questo. Ed eccoci ora a Natale. Una tappa importante del nostro cammino di Chiesa.
Mi chiedo, insieme a tutti, che cosa è bene domandare, che cosa chiedere in dono a colui che viene come Salvatore. Una parola sento particolarmente cara in questo momento e vorrei si trasformasse in una richiesta condivisa al “Dio con noi”.
La parola “serenità”. La intendo come la forma quotidiana della pace che viene annunciata dagli angeli ai pastori: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14). Non è sentimentalismo ingenuo o emozione passeggera, ma piuttosto l’esperienza di una sostanziale tranquillità interiore, guadagnata in un confronto deciso con la realtà quotidiana. Con un presupposto fondamentale: la ferma fiducia nella presenza e nella Provvidenza di Dio. Colui che ha creato i cieli, che li ha creati con noi e per noi, ha sposato a tal punto la nostra causa da venire a condividere la nostra vicenda umana. Ci ha visitato come un sole che sorge dall’alto e lo ha fatto per dirigere i nostri passi sulla via della pace (Lc 1,78-79).
Ecco da dove nasce la nostra serenità: dall’incontro tra l’onnipotenza di Dio e la fragilità dell’uomo, tra la sua luce e le nostre tenebre. L’amore di Dio ha afferrato dall’interno il cuore di una umanità ferita e smarrita e le ha offerto un fondamento saldo, una roccia su cui poggiare, una mano da afferrare. Come quando Pietro, avendo voluto sfidare le onde del lago di Galilea, preso dalla paura cominciò ad affondare e vide il Signore tendergli la mano per salvarlo. La afferrò e si sentì al sicuro (cfr. Mt 14,29-31). La serenità è la forma quotidiana di una pace che l’uomo non si può dare, perché è la vittoria sulle nostre paure, sul senso di impotenza che spesso ci prende, sulla percezione frustrante del nostro limite. La serenità deriva dall’accettazione fiduciosa di se stessi, ma è anche mite fermezza di fronte all’agire a volte inaspettato delle persone che ci feriscono o ci deludono. È assunzione consapevole e decisa delle proprie responsabilità, controllo di sé in ogni momento, valutazione pacata di ogni esperienza che ci si trovi a vivere. È sguardo benevolo verso tutti, in particolare verso gli insensibili e gli ingrati. È coltivazione tenace della speranza di fronte ai ciò che nel mondo ci rattrista e capacità di riconoscere con gratitudine i tanti segni del regno di Dio che non mancano intorno a noi. Questa è la serenità che vorrei chiedere in questo Natale.
Ce la conceda il Signore, ce la accresca e ce la custodisca. Sono certo che avrà piacere di farlo. Auguri di un Natale di serenità.