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di ELISA GARATTI 04 giu 2024 14:44

Evangelizzare con la musica

Si respira già grande entusiasmo, all’oratorio di Gottolengo, per quella che potrebbe rivelarsi una serata di grande divertimento: venerdì 7 giugno, alle 21, infatti, è in programma il concerto dei Reale. Nell’attesa, “Voce” li ha raggiunti.

La vostra storia inizia 15 anni fa. Cosa rimane e cosa è cambiato?

Ormai sono 15 anni di missione. Siamo partiti con i cd fatti in casa, passando per quelli pubblicati dalle case editrici e poi discografiche, per arrivare al digitale. Usciti dalla Comunità Cenacolo (che ha accolto, negli anni ‘90, Alessandro Gallo e Francesca Cadorin, all’epoca tossicodipendenti, ndr) dove sono nate le prime canzoni come servizio liturgico, siamo passati alla costituzione di una vera e propria band impegnata in concerti e attività di testimonianza. Oggi, siamo impegnati in una professione al servizio di una missione di evangelizzazione che usa la musica, lo spettacolo e gli eventi come occasione per interagire con le varie generazioni cercando di trasmettere valori legati alla fede.

Che rapporto avete con il vostro pubblico?

Fa strano parlare di pubblico. Quello che ci siamo ritrovati a vivere è proprio il passaggio dal concetto di band che fa dei concerti per se stessa, a gruppo che fa della musica una vera e propria missione al servizio della ricerca della felicità delle persone. Ecco perchè non parlerei di pubblico, ma di fratelli e sorelle che camminano con noi. Semplicemente, noi cerchiamo di dare degli strumenti per il percorso che ognuno sta facendo. In questo senso, la gente ci ha insegnato a non mollare mai e ad avere il coraggio di perseverare su questa difficile strada, visto che le case discografiche e radiofoniche, oltre ai media mainstream, rifiutano questa musica solo perchè parla di fede. Più di una volta abbiamo pensato di mollare e, proprio in questi momenti, è stata la gente a darci la forza di continuare e di rimanere coerenti.

Quindi, qual è lo stato di salute della Christian Music in Italia?

Purtroppo, ancora oggi, in Italia, la Christian Music è un tabù: per fare questa musica bisogna essere degli artisti-eroi. I media, le major, le radio e le tv boicottano e bypassano la musica cattolica che parla di fede. Noi continuiamo a fare questa musica con il sogno di aprire una strada, cioè vorremmo dare una speranza ai ragazzi che sentono nel cuore la volontà di fare questo mestiere. Si può essere un’artista e diffondere i valori in cui si crede: vorremmo riuscire a sfondare questo muro di incertezze. Noi lo viviamo sulla nostra pelle, ma, nonostante il boicottaggio e le fatiche, il nostro ultimo tour in Sicilia ci ha fatto incontrare più di 2mila persone che hanno deciso di pagare un biglietto per noi. Certamente, negli ultimi due anni, ci ha aiutato molto collaborare anche con l’estero, dove la Christian Music ha il suo seguito e non è condizionata da preconcetti culturali. Lavoriamo tanto con il Brasile o con gli Stati Uniti, due polmoni per la nostra band data anche la possibilità di partecipare a importanti Festival internazionali.

E i giovani? Qual è la vostra missione nei loro confronti?

Durante la pandemia, le nostre canzoni hanno avuto un’iniezione di linfa nuova dai giovanissimi, che usano le nostre canzoni nelle loro adorazioni, nei loro incontri e nei loro campi scuola. Questo aspetto ci ha tenuto vivi al di là del tempo e al di là della generazioni. Certo, in questi 15 anni, abbiamo visto cambiare il concetto di giovani alla radice. I ragazzi che ci seguivano all’inizio, che oggi sono adulti, avevano dubbi, paure, speranze e sogni diversi rispetto a quelli di oggi. Ma li avevano. Oggi, sarebbe già un buon segnale rintracciare interrogativi precisi nei giovani. Sono vittime della confusione e non riescono mai a scendere in profondità delle cose. Ecco perchè non mi chiedo più cosa insegnare o trasmettere loro, perché sono molto più impermeabili di una volta. Ho capito che l’unica cosa da fare è esserci, cioè diffondere non nozioni o regole, ma la gioia di credere in Dio e la libertà di farlo. L’unica modalità che spegne “il luccichio” di tutte le altre proposte è l’esperienza, motivo per il quale continuiamo a organizzare eventi o a proporre, conclusi i concerti, l’adorazione finale. Un altro elemento che noto nei ragazzi è la volontà, in un mondo dove tutti pretendono, di essere liberi di essere se stessi. Il Vangelo è l’unica fonte di libertà. A nostra volta, siamo stati ragazzi e avremmo tanto desiderato che qualcuno ci dicesse: “Sii te stesso”.

ELISA GARATTI 04 giu 2024 14:44