Camisasca: spiritualità e bellezza
Il 21 dicembre è andato in scena il "My mystic Christmas – Cristogenesi tour" con Juri Camisasca al Teatro Colonna
Juri Camisasca è una figura iconica nell’ambito della canzone italiana, rispetto alla quale rappresenta certamente un’anomalia. Ha sempre scelto strade alternative, disdegnando il successo facile per cercare una via che lo conducesse verso la verità dell’esistenza, attraverso l’arte musicale o la pittura di icone e la spiritualità. Per questo, dopo aver pubblicato il suo primo album “La finestra dentro” nel 1974, per la Bla Bla di Pino Massara con produzione di Franco Battiato, decise di uscire dal mondo musicale, ritirandosi in un convento benedettino per una decina d’anni, prendendo da frate i voti semplici. Ritornato in scena sul finire degli anni ‘80 ha avuto una produzione limitata a pochi dischi ma a tante gemme, come “Nomadi”, “Il sole nella pioggia”, “Visioni”, “Il giorno dell’Indipendenza”, “Open your eyes”, “Il Carmelo di Echt”, portate al successo dai suoi amici Franco Battiato, Alice, Giuni Russo. In particolare ha sempre avuto un legame particolare con Franco Battiato, da lui conosciuto durante il servizio militare, divenendo suo amico e collaboratore, infine vicino di casa a Milo (Ct). A suggellare questa amicizia ci resta la canzone “Torneremo ancora”, ultimo brano scritto da Battiato con Juri Camisasca, tassello di un progetto più ampio che i due avevano in mente, rimasto purtroppo irrealizzato causa la scomparsa di Franco Battiato. “Torneremo ancora” è anche il brano con cui si apre la tappa bresciana del “My Mystic Christmas-Cristogenesi tour”, primo concerto in assoluto di Juri Camisasca a Brescia.
Sul palco del Teatro Colonna lo affiancano tre musicisti di altissimo livello: Michele Lobaccaro dei Radiodervish al basso, alla chitarra, alle tastiere e all’ukulele, Andrea Longo alla chitarra e il fenomenale violinista Stefano Mecozzi, storico violinista, nonostante la giovane età, di Ludovico Einaudi. “Torneremo ancora” assume nella versione di Camisasca una veste mistica e salmodiante, portando subito l’atmosfera su dimensioni contemplativo-spirituali. Juri Camisasca è magnetico, pacato, la voce pastosa è talvolta incrinata da una condizione fisica non ottimale ma queste crespolature sofferenti donano ancora maggior pathos ad una serata che il pubblico bresciano porterà scolpita nel cuore. Il concerto diventa, come anticipato in fase di presentazione da Juri, “adunanza di anime, viaggio tra suoni e parole provenienti da spazi interiori e culture diverse”.
L’atmosfera è di condivisione spirituale, il pubblico è sintonizzato con il misticismo di Camisasca e i musicisti sono come i chierichetti alla corte del sacerdote. “Emmanuel”, “Tocchi terra tocchi Dio”, “Sinfonie universali” e poi “Vite silenziose”, la canzone ispirata e dedicata a Etty Hillesum, ebrea olandese morta nel campo di concentramento di Auschwitz. “Quando preghi per qualcuno gli dai un po' della tua forza, alleggerisci le sue ali”, così recita la canzone, inserita dalla rivista Blow Up tra le 100 migliori canzoni degli anni 2000. Dopo la bellissima “Nomadi”, brano noto nelle versioni di Battiato e Alice e cantato da Juri Camisasca nel suo “Laudes” del 2019, abbiamo la grazia di ascoltare “La sposa” di Giuni Russo, che Juri riesce ad adattare alle sue corde vocali, regalando un momento di grande intensità. Intensa anche “Inverno” di Fabrizio De Andrè, sulla ciclicità della vita. Bellissima “Sanctus”, da la Missa Regia di Henri Du Mont, cui segue l’immortale “La cura” di Franco Battiato, in versione più rallentata e pacata, con la chitarra battente di Alfredo Longo. Non poteva mancare il classico brano natalizio italiano, anzi napoletano, “Quanno nascette ninno” di Alfonso Maria de’ Liguori, santo, vescovo e musicista, in questo canto che è l’archetipo di “Tu scendi dalle stelle”.
“Il sole nella pioggia”, scritto da Juri per Alice è una canzone importante, qui resa nella versione a tre voci. Chiusura affidata a “Israel”, il pubblico applaude, la voce è sempre più debole ma l’atmosfera è di grande emozione. Il bis è affidato ad uno dei pezzi più noti di Camisasca, “Il Carmelo di Echt”, dedicato a Edith Stein, ebrea olandese come Etty Hillesum, convertitasi al cristianesimo, filosofa, co-patrona d’Europa, morta anche lei nel campo di concentramento di Auschwitz. Juri Camisasca recupera gli ultimi brandelli di voce per regalare al pubblico una versione sofferta ma mirabile, che pare avvicinare, musicisti e pubblico, alle sofferenze patite dalla monaca carmelitana ad Auschwitz. Alla fine applausi intensi, saluti, abbracci da un pubblico proveniente da Firenze, Torino, Bergamo, Milano, cui Juri Camisasca ha regalato una performance di rara bellezza e spiritualità.