Profughi: strumentali le accuse alle ong
Cresce la polemica dopo le dichiarazioni del pm di Catania su presunti rapporti tra gli scafisti e le organizzazioni impegnate nelle operazioni di salvataggio. Strumentalizzazioni politiche ipocrite e vergognose: questo il commento di mons. Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes
Sta aumentando il tono della polemica suscitata dalle dichiarazioni del procuratore di Catania su presunti rapporti tra scafisti e Ong impegnate nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Anche il Consiglio superiore della magistratura, dopo le competenti commissioni parlamentati, ha deciso di ascoltare il pm catanese Carmelo Zuccaro, che il 9 maggio prossimo andrà in audizione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui migranti. Nel frattempo a parlare sono i rappresentanti del mondo delle Ong messe nel mirino. “Stanno gettando in maniera indiscriminata sulle Ong una montagna vergognosa di pattume in maniera strumentale che avrà effetti a lunga durata. Noi facciamo solo quello che dovrebbe fare l’Europa. Chiediamo un sistema europeo di ricerca e soccorso in mare serio e vie d’ingresso legali e sicure per evitare che la gente muoia in mare affidandosi ai trafficanti”.
Questa la dichiarazione di Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, che ieri pomeriggio ha incontrato la stampa estera a Roma dopo l’audizione alla Commissione Difesa del Senato. “Sono due anni che chiediamo di mettere in atto un sistema di soccorso e salvataggio europeo – ha precisato -, il nostro intervento umanitario non è altro che vicariare ciò che dovrebbe fare l’Europa, perché il nostro compito è salvare le persone indipendentemente dal credo, dalla razza o dalla religione. Ora fa comodo questo polverone per la campagna elettorale, vedremo cosa succederà tra un anno, visto che i flussi continueranno per almeno altri 20 anni”. Nel Mediterraneo, secondo Msf, è in corso “una deliberata operazione di non-intervento a soccorso di persone in pericolo: sono le politiche europee, non le Ong, a favorire i trafficanti”. Durante l’audizione Msf ha chiesto alle autorità italiane di affrontare le vere cause di questa situazione, cioè la disperazione delle persone e l’assenza di politiche europee che offrano alternative alla traversata in mare.
“La situazione drammatica e instabile della Libia l’ha creata l’Europa e le incaute scelte europee non possono essere pagate solo da coloro che oggi sono costretti a mettersi in mare e arrivano da noi, cioè i migranti”. A dirlo è stato il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, ospite sempre ieri di una trasmissione televisiva su La 7. “Sempre e in ogni occasione è giusto che la Procura e la Magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo, perché i migranti non siano doppiamente vittime”, ha detto mons. Perego: però, il fuoco politico “indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane – di fronte alle morti che sono passate a oltre 5mila nel 2016 rispetto alle 3mila del 2015 –, con risorse di fondazioni bancarie e di privati e della società civile, è stato un atto, lo ripeto, ipocrita e vergognoso. Sono troppi coloro che stiamo accogliendo? Credo sia un atto intelligente e di responsabilità accogliere 175mila persone in maniera diffusa negli 8mila Comuni italiani, valorizzando percorsi personali di accompagnamento e di integrazione, utilizzando le risorse disponibili per un servizio nuovo e per figure – educatori, mediatori etc. – che possono essere utili per creare e favorire dialogo e inserimento sociale sul territorio. Tanto più in un Paese che sta morendo – nel 2016 ci sono stati 150mila morti in più rispetto alle nascite – e che può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’ – come più volte ha detto il card. Scola – come è sempre avvenuto nella storia italiana, questa volta in maniera pacifica”. “È chiaro – conclude – che anche nell’accoglienza diffusa dei migranti l’Europa deve finalmente svegliarsi dal sonno e promuoverla in tutti e 27 i Paesi europei”.