Dalla proposta all'azione
Per Claudio Cominardi,candidato per il Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Palazzolo e nel listo bloccato della quota proporzionale per il collegio Lombardia 3, un secondo mandato sarebbe l'opportunità per mettere a frutto il lavoro svolto nel corso della precedente legislatura
Claudio Cominardi, è candidato per il Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Palazzolo e nel listo bloccato della quota proporzionale per il collegio Lombardia 3. Se eletto, per il deputato palazzolese, sarebbe la seconda esperienza parlamentare. Nel corso dell’ultima legislatura è stato membro della Commisisone parlamentare su lavoro pubblico e privato, di quella speciale per l’esame degli atti di governo tra il 26 marzo e il 7 maggio 2013, della commissiona parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro e del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione dal 19 luglio 2013 al 2 ottobre 2014
Perché questa seconda candidatura, dopo l’elezione nel 2013?
La risposta è semplice: perché mi ha indicato, attraverso lo strumento delle parlamentarie, la base del Movimento 5 Stelle. Per me e per il movimento stesso è l’opportunità di mettere a profitto il lavoro svolto nel corso della precedente legislatura, soprattutto in materia di lavoro, di attenzione al territorio e di vittime di reati violenti, di servizio idrico integrato e tanto altro ancora. Un lavoro impegnativo che nei cinque anni precedenti ho svolto dalle file dell’opposizione. Credo che l’investitura che mi ha dato la base del movimento sia dettata dal fatto di cercare di mettere a frutto quanto fatto, soprattutto in caso di un mandato di governo dato a M5S. Si tratterebbe di passare così dalla fase delle proposte a quella dei fatti e dell’azione di governo.
Con quale stato d’animo vivrebbe una seconda esperienza parlamentare?
Sicuramente con una maggiore maturità. Il lavoro svolto in questi anni è stato impegnativo ma anche prezioso. Con una collega ho ideato e promosso la prima ricerca interdisciplinare e previsionale sull’evoluzione del lavoro in Italia nel prossimo decennio. Si tratta della ricerca “Lavoro 2025” coordinata dal sociologo Domenico De Masi. Mi sono occupato del mancato rispetto della direttiva europea che prevede una tutela risarcitoria da parte dello Stato per le vittime di atti violenti nel caso in cui i colpevoli non siano materialmente in grado di pagare in termini risarcitori quanto previsto dai tribunali. L’Italia non ha mai recepito ne applicato questa direttiva europea e la battaglia avviata su questo campo è stata importante e qualcosa, finalmente, comincia a muoversi.
La politica tra i tanti temi all’ordine del giorno di questa campagna elettorale non sembra prestare grande attenzione a quello di un possibile aumento dell’astensionismo. Il Movimento 5 Stelle che ha fatto della partecipazione una delle sue bandiere sin dalla nascita, ha una ricetta per ridurre questo rischio?
Se il non voto è consapevole ha anche un suo valore e dovrebbe interpellare la politica. Sono molto preoccupato per chi giustifica il suo astensionismo come una forma di protesta contro una classe politica autoreferenziale, che cura solo i suoi interessi e in cui nessuno si distingue dagli altri. Contro questo pensiero da sempre si muove il movimento favorendo la partecipazione attraverso gli strumenti della democrazia diretta. Ancora prima della nascita del movimento, con la stagione dei meet up nel 2005, è stata la democrazia diretta, la partecipazione della base la nostra stella polare. E quando si dà realmente alla gente la possibilità di esprimersi, di decidere attraverso strumenti trasparenti, l’interesse per la politica e la partecipazione ritornano. La piattaforma Rousseau ha visto la discussione e il voto di tantissime proposte, con una larga partecipazione. La mia stessa candidatura per un eventuale secondo mandato parlamentare, così come quella degli altri, non è stata imposta da Beppe Grillo o da qualche altro esponente del movimento, ma dalla gente del Movimento. Certo, sono consapevole che tutto questo non è forse sufficiente a ridurre completamente quella frattura che si è creata tra la gente e la politica, ma è un primo importante passo in avanti. Ci sono esempi concreti: nel Comune di Roma, per esempio, abbiamo approvato alcune modifiche ai regolamenti comunali vigenti per l’introduzione di reali strumenti di democrazia partecipativa. Se anche tutte le altre forze politiche imboccassero la stessa strada forse i cittadini tornerebbero a interessarsi della politica.