Trump: i messaggi dei leader e i timori della Nato
Donald Trump vince le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e dal resto del mondo giungono subito congratulazioni e disponibilità alla collaborazione politica. Una delle prime voci a risuonare è – paradossalmente – quella del presidente ucraino Volodymyr Zelensky il quale si augura “un'era con Stati Uniti d'America forti sotto la leadership risoluta del presidente Trump". Nei giorni scorsi tutti i commentatori insistevano sul rischio di un “ritiro” degli Usa dal sostegno all’Ucraina nella guerra d’aggressione innescata dalla Russia di Putin. Più volte Trump aveva affermato di poter chiudere il conflitto nel giro di pochi giorni e si temeva una sorta di mano libera di Putin in Ucraina. Zelensky ora afferma: "Facciamo affidamento sul continuo e forte sostegno bipartisan per l'Ucraina negli Stati Uniti. Siamo interessati a sviluppare una cooperazione politica ed economica reciprocamente vantaggiosa che porterà benefici a entrambe le nostre Nazioni".
Da Bruxelles arriva un comunicato della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: "Mi congratulo vivamente con Donald J. Trump per la sua elezione a 47° presidente degli Stati Uniti d'America. Non vedo l'ora di lavorare di nuovo con il presidente Trump per promuovere un forte programma transatlantico”. Von der Leyen aggiunge: “L'Unione europea e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da una vera partnership tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Questo legame è profondo, radicato nella nostra storia comune, nell'impegno per la libertà e la democrazia e negli obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. Lavoriamo insieme a una partnership transatlantica che continui a dare risultati per i nostri cittadini. Milioni di posti di lavoro e miliardi di scambi e investimenti su entrambe le sponde dell'Atlantico dipendono dal dinamismo e dalla stabilità delle nostre relazioni economiche".
Il primo leader europeo a farsi sentire è stato però il presidente francese Emanuel Macron, affermando di essere pronto “a lavorare insieme come abbiamo saputo fare per 4 anni" durante il primo mandato di Donald Trump. "Con le sue convinzioni e con le mie, con rispetto ed ambizione. Per più pace e prosperità".
Il primo ministro britannico Keir Starmer, alla guida del Paese europeo più vicino agli Usa, afferma: "Congratulazioni al presidente eletto Trump per la sua storica vittoria elettorale. Non vedo l'ora di lavorare con lei negli anni a venire. Come alleati più stretti, siamo fianco a fianco in difesa dei nostri valori condivisi di libertà, democrazia e impresa".
Congratulazioni e prese d’atto della vittoria di Donald Trump stanno giungendo da altri leader dei Paesi Ue, così pure dal resto del mondo. Ad esempio, il premier indiano Narendra Modi si è congratulato con Trump, definito “amico”, auspicando una rinnovata “collaborazione per rafforzare ulteriormente il partenariato globale e strategico" tra i due Paesi. "Lavoriamo insieme per il bene delle nostre popolazioni e per promuovere pace, stabilità e prosperità a livello globale".
Al di là delle congratulazioni di rito, c’è chi ritiene che lo scenario internazionale che si apre con la vittoria di Trump non è poi tanto limpido perché, anche se l’affermazione è arrivata, le acque in casa sono turbolente. Al termine di una campagna elettorale segnata da colpi di scena e di pallottole, Donald Trump si appresta a tornare alla Casa Bianca circondato da malumori nel suo stesso partito, andando a governare un Paese profondamente diviso. Alessandro Politi, direttore del Nato defence college foundation (Ndcg), commenta a caldo l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che indubbiamente cambieranno la direzione nei rapporti internazionali e l’approccio ai grandi temi globali, a cominciare dal ruolo giocato nell’Alleanza Atlantica, messo in discussione. “Dopo quello che è successo in tempi passati con la Francia (1966) e la Grecia (1974), entrambe uscite per un tempo più o meno lungo dalla struttura militare integrata- afferma Politi - non si può escludere nulla in linea di principio. Tuttavia è un processo complicato senza una chiara maggioranza parlamentare e, probabilmente,
il rischio maggiore è un graduale, silente disinteresse verso l’Alleanza, rendendola sempre meno credibile. D’altro canto, la questione della ripartizione degli oneri di spesa non è più così acuta, come durante il precedente mandato di Trump”.
Qualche dubbio il direttore del Nato defence college foundation (Ndcg) lo nutre anche sulla reale capacità di Trump di incidere in tempi brevi sull’andamento dei conflitti tra Russia e Ucraina e tra Israele e Hamas. “Forse con la guerra in Ucraina – afferma - si può arrivare prima ad un cessate il fuoco, mentre con la questione palestinese ci vorrà forse di più. Le modalità politico-diplomatiche promettono di essere speditive, ma visto quanto si è ottenuto con gli accordi di normalizzazione, c’è spazio per delle alternative. Molto dipende in ogni caso dalla squadra intorno a Trump”.