Onu: no alle armi a Israele, via dal sud di Gaza
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione con la quale chiede inoltre che Israele sia ritenuto responsabile di possibili crimini di guerra e contro l'umanità nella Striscia di Gaza
Mentre una fonte egiziana ha rivelato all'emittente statale Al Qahera che i negoziati su Gaza al Cairo hanno registrato "grandi progressi", con "un accordo sui punti principali tra le varie parti", Israele ha ritirato le truppe di terra combattenti dal sud di Gaza, lasciando Khan Yunis dove stanno rientrando gli sfollati palestinesi. La svolta - a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre – avrebbe segnato l'avvio di quelle che gli osservatori definiscono la Terza Fase dell'operazione di terra cominciata il 27 ottobre. Ovvero, quella "dei raid mirati e limitati, come nel caso dell'ospedale Shifa a Gaza City". Sul posto - dopo la partenza della ultima divisione, sarebbe rimasta solo la Brigata Nahal con il compito di controllare e mettere in sicurezza il cosiddetto Corridoio Netzarim che separa la Striscia orizzontalmente dal kibbutz Beeri alla fascia costiera di Gaza, dividendo in due parti il territorio dell'enclave palestinese. Il cambio di strategia - che non esclude però l'annunciata operazione di terra a Rafah - è arrivato nel giorno stesso in cui al Cairo si sono riaperti i negoziati indiretti tra le delegazioni di Hamas e Israele, sotto la spinta del Qatar, dell'Egitto e soprattutto degli Usa che hanno inviato nella capitale egiziana il capo della Cia William Burns. Fonti locali - citate dai media del Qatar - hanno riferito di una possibile tregua temporanea da martedì prossimo per i tre giorni successivi della Festa di Eid el- Fitr che mette fine al mese di Ramadan.
La notizia del ritiro arriva solo a pochi giorni dall’adozione, da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, di una risoluzione con la quale chiede che Israele sia ritenuto responsabile di possibili crimini di guerra e contro l'umanità nella Striscia di Gaza. E ha chiesto, come si legge in un articolo pubblicato da Redattoresociale.it, di vietare la vendita di armi a Israele. La risoluzione, ha riferito il Consiglio sui suoi profili social, è stata approvata con 28 voti a favore su 47, con 6 contrari e 13 astensioni. Tra gli astenuti ci sono anche Stati Uniti e Germania.
La risoluzione sottolinea "la necessità di garantire la responsabilità di tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario" e "di porre fine all'impunità". Israele ha definito il testo "distorto". Meirav Eilon Shahar, rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha accusato il Consiglio di "aver abbandonato da tempo il popolo israeliano e difeso a lungo Hamas". "Secondo la risoluzione Israele non ha il diritto di proteggere il suo popolo, mentre Hamas ha tutto il diritto di uccidere e torturare israeliani innocenti", ha detto prima del voto.
Gli Stati Uniti avevano preannunciato il voto contrario perché la risoluzione non conteneva una specifica condanna di Hamas per gli attentati del 7 ottobre, né "alcun riferimento alla natura terroristica di quelle azioni". Tuttavia, ha detto Michèle Taylor, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso il Consiglio, "gli Stati Uniti hanno ripetutamente esortato Israele a risolvere il conflitto contro Hamas con operazioni umanitarie, al fine di evitare vittime civili e garantire che gli operatori umanitari possano svolgere la loro missione essenziale in sicurezza. Ciò non è accaduto e, in soli sei mesi, in questo conflitto sono stati uccisi più umanitari che in qualsiasi altra guerra dell'era moderna".