Nel giorno della preghiera la strage all'ospedale
Nella serata di ieri un missile si è abbattuto sull'ospedale battista di Gaza City provocando centinaia tra morti e feriti. Il rimpallo delle responsabilità tra Israele e Hamas e l'indignazione del mondo
Ieri è stato il giorno della preghiera, del digiuno e dell’astinenza per la pace in Terra Santa voluto dal patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, annunciato lo scorso 11 ottobre in una nota, a nome dell’assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, in cui si leggeva: “Ancora una volta ci ritroviamo nel mezzo di una crisi politica e militare. Tutto sembra parlare di morte. Ma in questo momento di dolore e di sgomento, non vogliamo restare inermi. Sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre”. Da qui l’invito a tutti i fedeli della diocesi patriarcale, che si estende in Israele, Palestina, Giordania e Cipro ad aderire, oggi martedì 17 ottobre, alla Giornata. Un’esortazione raccolta subito dalla Presidenza Cei che ha rivolto analogo appello alle sue diocesi che ieri sono state in comunione con quelle del Patriarcato latino “per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”. Tanti i bresciani che ieri hanno accolto l’invito del vescovo Tremolada e si sono ritrovati in Cattedrale per un momento di preghiera davanti all’effige della Madonna di Fatima.
Ma proprio nel giorno della preghiera e del digiuno per la pace il conflitto in atto ha conosciuto una delle sue pagine più drammatiche. Un attacco contro l’ospedale battista Al-Ahli Arabi nel centro di Gaza City avrebbe provocato tra le 300 e le 500 vittime Sotto le macerie ci sarebbero ancora molte persone, riferisce Al Jazeera attraverso reporter sul campo. Il nosocomio ospitava al suo interno un migliaio di sfollati, ha spiegato alla Bbc il canonico Richard Sewell, uno dei maggiori esponenti a Gerusalemme della Chiesa anglicana, che finanzia l’ospedale, totalmente indipendente da ogni fazione di Gaza. Alla fine della settimana scorsa, è il suo racconto, circa seimila abitanti di Gaza, quasi tutte famiglie, si erano rifugiati nel cortile dell’ospedale che il 14 ottobre è stato colpito una prima volta, provocando il ferimento di quattro persone. Dopo questo attacco aereo la maggior parte degli sfollati ha lasciato l’ospedale, ma mille persone sono rimaste. Molti dei feriti sono donne e bambini. Secondo Hamas la strage sarebbe stata causata da un missile lanciato da Israele.
Pronta la smentita dell’Esercito israeliano (Idf) di fronte alle accuse rivoltegli da Hamas, riportata dalla Bbc: “L’ospedale non era un edificio sensibile e non era un obiettivo dell’esercito. L’Idf sta indagando sulla fonte dell’esplosione e, come sempre, dà la priorità, all’accuratezza e l’affidabilità. Esortiamo tutti a procedere con cautela nel riferire affermazioni non verificate di una organizzazione terroristica”. A questo primo comunicato ne ha fatto seguito un altro che attribuisce la totale responsabilità della strage a un razzo della Jihad islamica. Sulla base di “informazioni di intelligence, la causa dell’esplosione all’ospedale di Gaza è un fallito lancio di un razzo della Jihad Islamica”, sostiene l’Idf che precisa: “L’analisi dei sistemi operativi dell’Idf mostra che uno sbarramento di razzi nemici è stato lanciato verso Israele, passando vicino ad un ospedale, che è stato colpito. Secondo le informazioni d’intelligence, provenienti da diverse fonti, la Jihad Islamica palestinese è responsabile del fallito lancio che ha colpito l’ospedale”.
“Si tratta di una perdita spaventosa e devastante di vite innocenti”. Così l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha commentato da Londra la strage avvenuta questa sera a Gaza all’al-Ahli Arab Hospital. In una dichiarazione su X che la Lambeth Palace ha fatto giungere al Sir, l’arcivescovo scrive: “L’ospedale Ahli è gestito dalla Chiesa anglicana. Piango con i nostri fratelli e sorelle: per favore pregate per loro. Rinnovo il mio appello affinché i civili siano protetti in questa guerra devastante. Che il Signore Dio abbia pietà”. I media locali e inglesi parlano di centinaia tra morti e feriti. Proprio oggi alla Lambeth Palace – cuore della Comunione Anglicana – l’imam di Leicester, sheikh Ibrahim Mogra e il rabbino della New North London Synagogue Jonathan Wittenberg si sono uniti all’arcivescovo di Canterbury per la preghiera per la pace. “Non possiamo permettere che i semi dell’odio e del pregiudizio vengano seminati di nuovo nelle nostre comunità”, ha detto Welby. Durissima condanna del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) che ha espresso “indignazione e shock” per la notizia dell’attacco all’ospedale Al-Ahli a Gaza. “Migliaia di palestinesi che avevano già perso la casa si stavano rifugiando nell’ospedale, gestito dalla Chiesa anglicana”, afferma il segretario generale del Wcc, Jerry Pillay. “L’attacco equivale a una punizione collettiva, che è un crimine di guerra secondo la legge internazionale”. In una dichiarazione giunta al Sir, Pillay ha aggiunto che “la comunità internazionale deve ritenere Israele responsabile dei crimini commessi contro i civili”. “L’attacco – prosegue il segretario generale – è anche contrario a tutto ciò che i nostri valori monoteistici ci richiedono; vale a dire la difesa della giustizia, la promozione della pace e della dignità umana di tutti coloro che sono stati creati da Dio e a Sua immagine. L’attacco non ha senso, dal momento che era diretto contro un ospedale, proprietà della chiesa, contro pazienti e famiglie che cercavano rifugio dagli incessanti bombardamenti di Israele”. Pillay ricorda inoltre che l’attacco è avvenuto lo stesso giorno in cui i leader delle chiese di Gerusalemme hanno organizzato una giornata di preghiera per la pace. “Poiché è prevista una visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Israele, lo invitiamo a condannare questo atroce attacco contro l’ospedale e a chiedere al governo israeliano di fermare il violento bombardamento di Gaza e di aprire un corridoio umanitario”, afferma Pillay. “In questo momento di dolore, preghiamo – conclude Pillay – affinché le persone uccise nell’ospedale Al-Ahli e tutti coloro che hanno perso la vita in questo conflitto possano riposare in pace. Inviamo le nostre condoglianze alle famiglie in lutto e i migliori auguri di pronta guarigione a coloro che sono rimasti feriti”.
La notizia della strage all’ospedale anglicano ha suscitato “sgomento” all’interno della piccola comunità cristiana gazawa, in larga parte rifugiata nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. A riassumere al Sir lo stato d’animo dei cristiani locali e suor Nabila Saleh: “In questo momento non riesco a non pensare alla sofferenza delle persone colpite. Si spendono miliardi per i missili e le armi mentre nel mondo c’è gente che muore di fame e di sete. Le cosiddette democrazie parlano di diritti umani ma questi vivono solo sulla carta. La nostra terra gronda sangue. Non abbiamo nessun luogo dove andare a chiedere pace. Non abbiamo nessuno, solo Te. In Te riponiamo speranza e giustizia”.
La strage all’ospedale Al-Ahli Arabi giunge a poche ore dall’arrivo in Israele del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Un viaggio che lo porterà dopo solo poche ore ad Amman per colloqui con il re di Giordania Abdullah, il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Quest’ultimo avrebbe annullato il suo incontro con Biden dopo la notizia dell’attacco al nosocomio di Gaza e indetto tre giorni di lutto nazionale. Al centro delle visite l’accordo con il governo di Benjamin Netanyahu sulla fornitura di aiuti umanitari e aree sicure agli oltre 2 milioni di persone di Gaza che sono sotto il fuoco nemico e che hanno urgente bisogno di acqua, cibo e assistenza medica. Proteste sono scoppiate ad Amman davanti l’ambasciata di Israele e a Ramallah contro il presidente palestinese Abu Mazen. Forti le reazioni internazionali per la strage all’ospedale: di “attacco barbarico” parla il ministero degli Esteri turco. Dello stesso tenore il commento iraniano che stigmatizza: “un feroce crimine di guerra”. Il ministero degli Esteri del Qatar afferma: “L’espansione degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza per includere ospedali, scuole e altri centri abitati è una pericolosa escalation”. Per il premier canadese Justin Trudeau “Le notizie che arrivano da Gaza sono orribili e assolutamente inaccettabili… il diritto internazionale deve essere rispettato in questo e in tutti i casi. Ci sono delle regole sulle guerre e non è accettabile colpire un ospedale”. Da Egitto e Giordania la condanna dell’attacco “nei termini più forti possibili”. Russia e Emirati Arabi Uniti hanno chiesto una riunione urgente e aperta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il 18 ottobre mattina. Secondo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel il raid “non è in linea con il diritto internazionale”. Interpellata sullo stesso tema, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha declinato ogni commento in attesa di “conferme”.