In fuga dal Sudan dilaniato dalla guerra
L'Italia, come tanti altri Paesi, ha organizzato l'evacuazione dei connazionali presenti nello stato africano. La vicinanza e la preghiera di papa Francesco
È sempre più critica la situazione in Sudan, dove resta drammatica la situazione per il violentissimo scontro in atto dal 15 aprile scorso tra l'esercito regolare e i paramilitari delle Forze di Sostegno Rapido che si contendono il controllo del Paese. Non ha retto l’intesa ieri di un "cessate il fuoco" di tre giorni in occasione della festività musulmana che chiude il mese del Ramandan. Combattimenti, bombe e sparatorie non risparmiano nessuno: almeno 413 le vittime, fra cui, nelle ultime ore, anche un cittadino americano e un operatore umanitario dell’Onu. Oltre 3500 i feriti.
Un’escalation di violenza così rapida, da spingere Stati Uniti e Gran Bretagna, alla decisione di preparare l’evacuazione delle loro ambasciate presenti a Kartoum. Intenzionato a sospendere le operazioni in presenza sul fronte delle istituzioni diplomatiche anche il governo federale canadese, che ha però fatto sapere di piani in corso per eventuali forniture sul campo di uomini e mezzi.
Intanto, il governo sud coreano, ha ordinato l'invio "rapido" di una unità navale antipirateria nelle acque al largo del Sudan, per proteggere i concittadini che si trovano nel Paese. Allo sgombero dei suoi connazionali si prepara anche il Giappone e, allo scopo, ha dichiarato di aver inviato un C-130 a Gibuti per allestire i preparativi. Analoga scelta è stata presa dal governo italiano che ha mandato due mezzi dell’Aeronautica militare e personale d’appoggio per favorire l’evacuazione dal Paese africano dei 150 connazionali presenti.
Intanto dal Sudan è cominciata un vero e proprio esodo. "Il Ciad orientale ospita già oltre 400mila rifugiati dal Sudan e i nuovi arrivi stanno mettendo ulteriormente a dura prova i servizi e le risorse pubbliche del Paese, già sollecitate oltre misura". È l'allarme lanciato dall'Unhcr, l'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui ci sono "milioni di persone in fuga nella regione" del Sudan. Negli ultimi giorni - secondo le stime dell'Unhcr - sarebbero tra le 10mila e le 20mila persone in fuga dal conflitto nella regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad". Pronti intanto a Gibuti gli aerei destinati a ricondurre in Italia 140 connazionali rimasti bloccati nel Paese, dove sono ripresi i combattimenti.
Anche Il Papa, dopo la preghiera mariana del Regina Coeli di ieri, ha rinnovato sua vicinanza per il Sudan. “Rimane purtroppo grave la situazione in Sudan- sono state le sue parole - rinnovo di nuovo il mio appello affinché cessi al più presto la violenza, sia ripresa la strada del dialogo. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli e sorelle sudanesi”.
E c'è blackout "quasi totale" di Internet nel Sudan scosso dai combattimenti. Lo ha riferito NetBlocks, un'organizzazione con sede a Londra che monitora l'accesso al web in tutto il mondo. "I dati di rete in tempo reale mostrano un collasso quasi totale della connettività Internet in Sudan con la connettività nazionale ora al 2% dei livelli ordinari".
La situazione del Paese africano sarà al centro del tavolo dei ministri degli Esteri Ue in programma oggi in Lussemburgo. Il capo della diplomazia europea, Joseph Borrell, sta intensificando i contatti con i governi dei Paesi vicini al Sudan, ritenuti attori cruciali per la realizzazione di una tregua.