Il Nobel per la pace a Narges Mohammadi
Il Nobel per la pace è stato assegnato all'attivista iraniana Narges Mohammadi. Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, Mohammadi è ancora in prigione. Il comitato afferma che ha ricevuto il premio per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti.
Il comitato per il Nobel ha affermato che "la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l'ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate". Mohammadi è ancora detenute nel famigerato carcere di Evin e il comitato ha espresso l'auspicio che l'Iran rilasci l'attivista.
Nel 2009 ricevette anche il Premio Internazionale Alexander Langer. Di seguito la sua biografia ripresa proprio dalla Fondazione Alexander Langer.
Narges Mohammadi, iraniana, giornalista, vicepresidente e portavoce del Centro dei difensori dei diritti umani e presidente del comitato esecutivo del Consiglio Nazionale della pace.
Nata nel 1972 a Zanjan, ingegnere di professione, si è laureata in fisica all’Università Internazionale Imam Khomeini. Nel periodo degli studi universitari ha organizzato una formazione universitaria di nome Roshangaran (gli intellettuali) e scritto articoli per giornali indipendenti a favore del rispetto dei diritti delle donne e degli studenti. Per questo suo impegno è stata due volte arrestata nel corso di riunioni all’università.
Divenuta giornalista, ha scritto articoli su diverse riviste riformiste, tra le quali Payam e Hajar. Questa pubblicazione è poi stata messa al bando, perché si batteva per l’uguaglianza delle donne e per i diritti di tutti i cittadini indipendentemente dal genere, dalle opinioni politiche o religiose. E’ anche autrice di saggi politici, tra cui, in persiano, Le riforme, la strategia e la tattica.
Appassionata di montagna, ha organizzato e partecipato alla scalata delle cime più importanti in Iran, ma in seguito, a causa della sua attività politica, le è stato negato permesso di far parte di cordate ufficiali e spedizioni.
Nel 2001 ha sposato Taghi Rahmani che aveva conosciuto come docente all’università, dove teneva lezioni molto seguite sulla società civile. Ora hanno due bambini, gemelli. Subito dopo il matrimonio, Rahmani fu arrestato e passò due anni in detenzione preventiva prima di sapere quali accuse gli erano state mosse. Per i suoi scritti e per le critiche al regime teocratico ha passato in prigione un terzo della vita. I ripetuti arresti del marito hanno spinto Narges Mohammadi a puntare la sua attenzione anche sulla situazione dei detenuti, in particolare di quelli per reati d’opinione, reclusi in carcere, citando le sue parole,in violazione dei “più elementari principi del diritto, incarcerando illegalmente, senza precisare l’accusa, senza prove, senza condanna, senza che gli avvocati difensori possano aver accesso ai fascicoli dei propri clienti.” Per queste sue affermazioni è stata incarcerata altre due volte, traendone nuova forza ed esperienza per assistere i dissidenti imprigionati e le loro famiglie.