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Bruxelles
di GIANNI BORSA 20 gen 2025 06:15

Il giorno di Trump preoccupa l'Europa

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Il rieletto presidente Usa si insedia alla Casa Bianca. Cosa c’è da attendersi rispetto ai rapporti transatlantici? La debole e divisa Europa è chiamata a serrare i ranghi, a immaginare le proprie prossime mosse senza aspettare che altri – neppure gli Stati Uniti – decidano il suo futuro

Arriva Trump: e l’Europa? Oggi il rieletto presidente degli Stati Uniti si insedia alla Casa Bianca. Un ritorno da molti auspicato (i tanti cittadini americani che lo hanno votato), da altri temuto (anche sulla base di ciò che “The Donald” ha fatto nel primo quadriennio alla guida del grande Paese d’oltre Atlantico).

Non una grande eredità, per dirla tutta, macchiata poi dall’assalto dei suoi tifosi a Capitol Hill nel gennaio 2021 e da una recente condanna a sfondo sessuale.

Ma ciò che ha sorpreso – relativamente sorpreso – del ritrovato Trump sono stati in toni con i quali si è presentato al suo Paese e al mondo intero in queste settimane. Trump ha lanciato varie provocazioni sui versanti economico (dazi a destra e a manca), politico (atteggiamento muscolare e minacce verso Canada, Panama, Groenlandia) e migratorio (stavolta è stato il Messico a farne le spese).

Circondato da qualche personaggio dubbio (il primo dei quali è l’onnipresente miliardario nazionalista Elon Musk), Trump ha rilasciato dichiarazioni equivoche sulla guerra in Ucraina, strizzando l’occhio a Putin, sul conflitto mediorientale, sui rapporti commerciali con la Cina…

È opinione diffusa che tutto ciò sia qualcosa di simile ai “fuochi artificiali” da lanciare prima di entrare nello Studio Ovale, dove il presidente Usa assume decisioni rilevanti per il suo Paese, spesso con ricadute sul mondo intero. L’assunzione diretta delle responsabilità presidenziali potrebbe poi portare a più miti e praticabili consigli. Eppure le preoccupazioni sorte nei diversi continenti non sembrano campate per aria…

In particolare l’Europa dei 27 si domanda cosa accadrà nella nuova era Trump. Gli Stati Uniti continueranno ad essere partner affidabili del vecchio continente oppure attiveranno politiche economiche e militari tali da mettere in discussione la lunga e reciproca amicizia tra le due sponde dell’oceano?

D’altro canto l’Unione europea si trova in una fase di debolezza. Segnata dai venti nazionalisti deve scontare crescenti divisioni tra i suoi Stati membri. L’economia continentale non è in ottima salute, le forniture energetiche sono a rischio, la spesa per sostenere la difesa ucraina dalla guerra russa sta lievitando, così come costerà cara la ricostruzione del Paese centro-orientale messo a ferro e fuoco dalle milizie di Putin. Nel frattempo gli altri player mondiali – la stessa Cina, l’India, il Brasile… – si fanno avanti, rosicchiando terreno sotto i piedi dell’Ue.

Un’analisi in questa direzione è giunta in questi giorni da un conoscitore dell’Ue e degli stessi interessi, e limiti, dell’Unione europea, l’ex commissario italiano Paolo Gentiloni. Il quale ha affermato che alla vigilia “dall’Inauguration Day del presidente Trump un’onda di angosciati interrogativi attraversa l’Europa. Che cosa ci aspetta sull’Ucraina? E sui dazi? E sulle spese Nato? Converrebbe tuttavia interrogarsi anche su che cosa faremo noi, noi europei. Per l’Europa il ritorno di Trump alla Casa Bianca è infatti anche un’occasione, può essere addirittura la sveglia che ci costringe a correre”.

Ecco, la debole e divisa Europa è richiamata a serrare i ranghi, a immaginare le proprie prossime mosse senza aspettare che altri – neppure gli Stati Uniti – decidano il suo futuro.

Non a caso il neo presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha invitato i 27 leader a chiudersi in “ritiro” a Bruxelles il prossimo 3 febbraio, per ragionare insieme sulle sfide che attendono l’Europa. Sarà l’occasione per ritrovare unità e per un vero risveglio Ue?

GIANNI BORSA 20 gen 2025 06:15