Il corpo come casa
Il cancro dell’ovaio è il più letale tra i tumori ginecologici. In Italia circa 50.000 donne convivono con questa malattia, ogni anno si registrano circa 5.200 nuovi casi, l’80% dei quali in fasi già avanzate, complice una diagnosi tardiva in 8 casi su 10. Il tumore dell’ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali e i marcatori tumorali possono essere inefficaci. Questo comporta uno stato di precarietà del paziente, che si riversa in vari ambiti, non solo nella sfera psicologica o fisica, ma anche in quella esistenziale.
Il cambiamento esistenziale spesso si riflette anche nello spazio vitale, con profonde modificazioni dell’ambiente quotidiano, che assume così differenti significati. Sintomi come cicatrici, caduta di capelli, aumento o perdita di peso, perdita della fertilità, diventano quindi specchi, tavoli vuoti, nuove carte da parati o oggetti ritrovati. La casa diventa nido o prigione, talvolta assume un aspetto mistico, avvolgendo il suo proprietario di un’aurea soprannaturale.
La vita è un progetto che vuole indagare questo “nuovo spazio”, in cui il confine tra interno ed esterno si assottiglia, e può cominciare un processo di accettazione. Ed è così che il corpo diventa la nostra prima casa, e la nostra casa un nuovo corpo.