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Afghanistan
di GIANNI BORSA 29 ago 2024 10:22

Afghanistan: spenta la voce delle donne

Una legge per "promuovere le virtù" e contrastare "il vizio". L'ultimo assurdo diktat emesso dal regime talebano colpisce i diritti umani e umilia le donne, alle quali è addirittura vietato parlare, leggere e cantare in pubblico. Disposizioni oppressive anche per i mass media. Pesanti le sanzioni, fino all'arresto. Dalle Nazioni Unite giudizio severissimo: "norma vergognosa, inaccettabile, da abrogare subito". In Italia si leva la voce dell'ex "casco d'oro" Caterina Caselli: "Persino gli schiavi potevano cantare..."

“Questa legge islamica sarà di grande aiuto nella promozione della virtù e nell’eliminazione del vizio”, secondo il portavoce governativo afghano Maulvi Abdul Ghafar Farooq. Una “norma vergognosa e totalmente inaccettabile” nelle parole dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk. Ha fatto il giro del mondo la notizia della recente promulgazione della legge per “promuovere la virtù e prevenire il vizio” tra la popolazione da parte del ministero della Giustizia talebano.

Imposizioni pesanti. Una legge in 35 articoli in linea con numerosi altri divieti e vessazioni imposti dal regime tornato al potere nel 2021 dopo la ritirata degli Usa e delle forze occidentali. Tra le imposizioni messe nero su bianco si stabilisce che le donne devono coprire completamente il corpo e il viso “in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia per evitare tentazioni”. Alle donne è vietato far risuonare la propria voce (ritenuta elemento “intimo”) in pubblico: quindi non potranno parlare, salutare, cantare né leggere testi fuori di casa… Meno pesanti gli obblighi per gli uomini che, ad esempio, devono aver cura della barba e non possono portare pantaloni sopra il ginocchio.

Soprusi e assurdità. I divieti raggiungono livelli assurdi: ad esempio chi guida una macchina non deve trasportare donne senza un accompagnatore maschio della loro famiglia; non si può ascoltare musica in auto. Le cinque preghiere quotidiane dell’islam diventano obbligatorie. È vietata l’amicizia e la frequentazione con gli “infedeli”, ovvero i non musulmani. Vengono esplicitati ulteriori divieti: adulterio, omosessualità, gioco d'azzardo. Chi utilizza un computer o un cellulare non potrà visualizzare figure umane.

Sanzioni e arresti. Giro di vite sui media, già tartassati: non si possono pubblicare “contenuti ostili alla Sharia e alla religione” e – strano persino a dirsi – “immagini che mostrano esseri viventi”. Pesanti le sanzioni: si va dagli avvertimenti verbali alle multe al fermo di polizia (fino a tre giorni); la recidiva porta all’arresto e in tribunale per pene molto più severe. Dal ministero hanno fatto sapere, a scanso d’equivoci, che nell’ultimo anno sono state arrestate 13mila persone per “atti immorali”.

Ben altre sfide. Le cronache del mondo hanno raccontato con orrore questo nuovo assalto ai diritti umani, che umilia la popolazione e in particolare lede la libertà e la dignità delle donne. L’Alto Commissario Onu Türk ha esortato a cancellare la normativa. “Invitiamo le autorità de facto ad abrogare immediatamente questa legislazione, che viola chiaramente gli obblighi dell’Afghanistan ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani”, ha sottolineato la portavoce dell’Alto Commissariato, Ravina Shamdasani. “Togliere potere e rendere invisibile e senza voce metà della popolazione peggiorirà la crisi umanitaria e dei diritti umani” nel Paese asiatico. Quindi una osservazione che va oltre la cronaca: “Questo è piuttosto il momento di unire tutte le persone dell’Afghanistan, indipendentemente dal genere, dalla religione o dall’etnia, per aiutare a risolvere le numerose sfide che l’Afghanistan ha di fronte”.

“Persino gli schiavi…”. Tra le voci che si sono levate contro la legge e a favore delle donne afghane è risuonata quella della ex cantante, oggi produttrice discografica Caterina Caselli. “Uniamoci tutte e tutti per dare voce e denunciare questa infamia". L’ex “casco d’oro” è intervenuta sollecitata in particolare dal divieto imposto alla popolazione femminile di parlare e cantare in pubblico. “Il coro, il canto è la voce dell’anima – ha dichiarato – e questo divieto è di una violenza inaudita”. “Persino gli schiavi avevano la possibilità di cantare seppure con le catene ai piedi. Il canto è una forma di elevazione, permette anche di dimenticare la realtà”. I talebani “vogliono annientare la donna”. Quindi, “noi donne che siamo libere, che abbiamo la fortuna di vivere in una società” democratica “dobbiamo essere unite e far sentire la nostra voce”.

(Foto ANSA/SIR)

GIANNI BORSA 29 ago 2024 10:22