A quando la pace nel Congo?
I rappresentanti di 107 associazioni tra enti del terzo settore, ONG, comitati e gruppi della società civile italiana, giorni prima del viaggio ecumenico di Papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo (che terminerà domani 3 febbraio) hanno chiesto al Santo Padre e a tutta l’umanità di spezzare il silenzio «assordante» sulla guerra in Congo e i crimini commessi negli ultimi 30 anni. Lo hanno fatto tramite una conferenza stampa, organizzata lo scorso mercoledì 25 gennaio nella sala Azzurra della FNSI intitolata «A quando la pace nel Congo?» (visibile sul canale Youtube di John Mpaliza). E grazie a una lettera inviata al Santo Padre (per cui la guerra ha reso impossibile la sua visita nella martoriata città di Goma) con cui gli hanno chiesto di dar voce al grido della popolazione congolese e di denunciare le responsabilità politiche ed economiche dell’Occidente, che si appropria impunemente delle risorse naturali, dei mercati e delle risorse umane del Congo.
Durante la conferenza stampa, le associazioni hanno chiesto anche che vi sia una smilitarizzazione della Regione del Nord e Sud Kivu; che l’Unione Europea ripristini e revisioni il Regolamento (EU) 2017/821 estendendolo al cobalto, oltre a rendere concreta l’applicazione della legge sulla tracciabilità dei minerali e che si dia seguito a quanto indicato dal "Rapporto del Progetto Mapping relativo alle violazioni più gravi dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale umanitario commesse tra marzo 1993 e giugno 2003" in Congo. «La guerra, che è la nostra storia, ci ha insegnato che solo la non violenza sarà capace di dare risultati - ha affermato l’attivista Micheline Mwendike». Condizioni senza le quali non ci potrà essere mai una pace duratura. «Il Congo è ricco ma i congolesi stanno morendo per le loro ricchezze. Non si può parlare di sviluppo e di benessere dove manca la pace - ha commentato l’attivista John Mpaliza (nella foto)».