Verso scenari nuovi
Intervista all'eurodeputato bresciano Luigi Morgano: bilancio dei primi nove mesi di attività a Bruxelles, a servizio di un nuovo modello di Europa
“Già dal giugno dello scorso anno – continua – abbiamo iniziato a parlare di utilizzo flessibile delle norme esistenti, di sviluppo invece che di austerità. Oggi tutti parlano di questi temi, Germania compresa”. Si tratta di passaggi che contribuiranno a alimentare quel sentimento europeista che in Italia, soprattutto negli ultimi anni, ha subito qualche battuta d’arresto? “Il nostro Paese paga un ritardo – è la risposta dell’eurodeputato – dovuto al fatto che per troppo tempo la politica nazionale, dopo avere trasferito deleghe e competenze in sede europea, si è disinteressata di come queste venivano gestite e dell’impatto che potevano avere sui singoli Stati membri”. Non sottovaluta, poi, il fatto che negli anni si sia puntato alla costruzione di una casa comune europea che avesse nell’economia uno dei pilastri più solidi, dimenticando l’aspirazione dei padri fondatori che puntavano all’edificazione di un’Europa degli Stati. “Molte di quelle intuizioni che avrebbero contribuito alla costruzione anche di una coscienza europea – è il parere di Morgano – sono rimaste sulla carta. Basti pensare al progetto di realizzare un unico esercito europeo che avrebbe comportato anche un’unica politica estera e di difesa. Nulla di questo è stato realizzato, perché sin da subito si verificò uno scontro con alcuni interessi particolari.
Tutto questo ha allontano la gente dalle istituzioni europee”. Il fatto che, almeno in Italia, la gente continui a considerare l’Europa più come limite che come opportunità è oggetto di attenzione fra gli eurodeputati? “Sì – è la risposta di Morgano –. Il tema è stato messo all’ordine del giorno dal recente semestre italiano. Lo stesso premier Renzi, nei due discorsi con cui ha aperto e chiuso il semestre ha preferito concentrare la sua attenzione su questi temi di fondo che non sulle singole iniziative, affidate a documenti messi agli atti del Parlamento europeo”. Certo, non sono temi di sola competenza del parlamento di Bruxelles. “Anche la Commissione e il consiglio dei capi di Stato o dei singoli governi – afferma ancora l’eurodeputato bresciano – devono prendere coscienza che il processo di costruzione definitiva di un’Europa unita deve passare anche dal coinvolgimento dei cittadini”.
M.VENTURELLI
19 feb 2015 00:00