Unioni civili: approvato in Senato il ddl Cirinnà. Anche a Brescia si discute
Nella giornata di ieri il Senato ha approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Intanto, nella giornata di oggi, 27 marzo, il Consiglio comunale di Brescia discuterà la petizione presentata dal comitato “Nuove famiglie uguali diritti”
In cosa consiste il ddl Cirinnà e quali sono i suoi contenuti?
Il ddl Cirinnà introduce la disciplina delle unioni omosessuali e delle unioni di fatto etero ed omosessuali. Unioni omosessuali a cui viene riconosciuta la possibilità di costituire formalmente un’unione davanti all’Ufficiale di Stato civile in modo analogo a quel che avviene per il matrimonio tra persone di sesso diverso. In questo contesto ovviamente, il disegno di legge disciplina da un lato le unioni tra persone dello stesso sesso e dall’altro le unioni di fatto.
Veniamo alla questione più scottante: questo testo apre o non apre alle adozioni gay?
Apre limitatamente, nel senso che consente la cosiddetta stepchild adoption che è un caso particolare di adozione, cioè quello in cui uno dei coniugi può adottare il figlio dell’altro. Quindi l’adozione è limitata al caso in cui si tratti del figlio di una delle due persone, figlio evidentemente avuto al di fuori del matrimonio; oppure, com’é successo per il recente caso deciso in giurisprudenza, avuto da uno dei coniugi mediante fecondazione eterologa all’estero.
Su questo tema c’è molta confusione: c’è un modello in Europa verso il quale si sta avviando l’Italia per quanto riguarda le unioni omosessuali?
La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nell’interpretazione che ne ha dato più volte la Corte europea, richiede che venga riconosciuta una dignità sociale alle unioni omosessuali e che quindi venga anche stabilita una certa disciplina. Però è sempre stato sottolineato che è annesso alla legislazione del singolo Stato equipararle quanto il matrimonio oppure istituire un Istituto diverso, come propone questo disegno di legge. Quindi diciamo che questo è un ddl che si inserisce nell’albo della Giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Ovviamente si tratta di vedere le disposizioni specifiche che però grossomodo, salvo il problema dell’adozione che sicuramente è e sarà quello più discusso, non credo che possano sollevare grandi discussioni dal punto di vista della giustizia sociale. Io ho l’impressione che la contesa sotto molti aspetti sia una contesa ideologica.
Possiamo approfondire questo aspetto? Contesa ideologica in che senso?
Nel senso che c’è da un lato la tendenza ad affermare un’assoluta equiparazione tra matrimonio e unioni omosessuali, dall’altro negare qualsiasi riconoscimento alle unioni omosessuali, ma se poi spostiamo l’attenzione sui problemi concreti che queste situazioni pongono, credo che molte soluzioni si impongano alla logica e al senso comune. Gli aspetti veramente controversi, perché investono proprio la visione antropologica della persona e della sessualità, sono quelli legati all’affiliazione e all’adozione e su questi si continuerà a discutere; ma su tutto il resto credo che con un po’ di buonsenso una soluzione sia possibile trovarla.
La maggioranza dei diritti chiesti dai conviventi oggi sono già riconosciuti al di là delle adozioni…
Sì, direi. Per quanto riguarda le coppie omosessuali la novità è nella possibilità di accedere a un Istituto che consente loro di istituire un’unione stabile e formalizzata davanti alla comunità civile, cosa che in precedenza non era possibile. Quindi per le unioni omosessuali effettivamente c’è una certa rottura rispetto al passato, per le unioni di fatto sostanzialmente si tratta di una ricognizione di situazioni che erano già riconosciute o dalla legge o dalla Giurisprudenza. Il regime delle unioni di fatto si può applicare anche alle coppie omosessuali che decidono di non accedere alla formalizzazione davanti all’Ufficiale di stato civile.
Per quanto riguarda Brescia - a questo punto, anche di fronte a quello che viene discusso a Roma - può un’Amministrazione locale legiferare su temi di competenza del Governo?
Sicuramente no, un’Amministrazione locale non può mai legiferare, tanto meno in materia di Stato civile, lo stesso ufficio anagrafe opera come organo dello Stato, non del Comune. Personalmente credo che sia un po’ pericoloso, dal punto di vista della certezza del diritto, questa proliferazione di iniziative comunali scoordinate e spesso differenti, perché questa è una materia in cui deve essere il legislatore nazionale ad intervenire: ci vuole certezza ed identità di situazioni in tutto il Paese.
REDAZIONE ONLINE
28 mar 2015 00:00