Una corsia preferenziale per la famiglia che ha i minori in affido. Approvato il ddl
Il ddl è stato approvato in via definitiva alla Camera con 385 voti a favore e solo 2 contrari. Riguarda circa 14mila minori in ogni parte d'Italia che il tribunale ha affidato ad altrettante famiglie. Con le nuove norme si sancisce quella "continuità affettiva" che viene considerata un dato saliente per il percorso di crescita
Quando gli affidatari non avevano tutti i “requisiti”. Spesso - come è noto - dopo un periodo più o meno lungo, la soluzione positiva si trova; ma altrettanto sovente il miracolo non avviene e così i figli dati in affido vengono dichiarati dal tribunale dei minori “adottabili”. E qui scatta il problema al quale la legge appena votata vuole mettere riparo: infatti può capitare, anche non raramente, che la famiglia affidataria che magari ha assistito il bambino per diversi anni non disponga di tutti i requisiti richiesti dalla legge sull’adozione. Tali requisiti sono uno stabile rapporto di coppia, l’idoneità alla stessa adozione tenuto conto di parametri di disponibilità di reddito, casa, lavoro, etc., oltre che la differenza d’età con l’adottato che sia almeno di 18 anni e non più di 45. Così avveniva, e tuttora avviene, che bambini già messi a dura prova dal distacco rispetto ai propri genitori naturali vengano sottoposti - in fase preadottiva - a una nuova e forse altrettanto dolorosa separazione dalla famiglia affidataria che li aveva accolti. Il loro destino, a quel punto, è stato finora di entrare nel numero degli adottabili e, se il tribunale trovava la famiglia giusta, venivano trasferiti a quest’ultima, cancellando definitivamente sia il legame con i genitori naturali, sia con quelli affidatari che li avevano sin lì accuditi e cresciuti.
L’affido spesso è di lungo termine. La legge approvata definitivamente dalla Camera cerca di ovviare a questo duplice “vuoto affettivo”. Riconoscendo una “corsia preferenziale” alla famiglia affidataria per la procedura di adozione, si sancisce quella “continuità affettiva” che viene considerata un dato saliente per il percorso di crescita dei minori. Del resto che l’istituto dell’affido si prestasse a questo genere di sviluppi, lo ha mostrato anche la relazione di accompagnamento al progetto di legge, sul quale si è ampliamente dibattuto in aula. Nel documento si cita il Rapporto dell'Istituto degli Innocenti del dicembre 2012 su affidamenti familiari e collocamenti in comunità, elaborato per conto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Da questo rapporto risulta che “i bambini e gli adolescenti in affidamento familiare da oltre due anni, cioè oltre il termine ordinario previsto dalla legge, costituiscono la maggioranza degli accolti, ovvero circa il 60% del totale: erano il 62,2% nel 1999, il 57,5% nel 2007, e il 56% nel 2008”. Lo stesso Rapporto riferisce che “i bambini in affido da oltre 4 anni sono ben il 31,7% del totale (al 31 dicembre 2012). In un numero elevato di casi, la situazione critica che aveva giustificato l'allontanamento dalla famiglia originaria non si risolve ed il minore viene, quindi, dichiarato adottabile”.
Esclusi dalla corsia preferenziale single e coppie di fatto. La nuova legge si fonda così sulla valorizzazione dei legami costruiti con l'affidamento, solamente quando è dato constatare che si tratti davvero di una relazione profonda, a partire dal piano affettivo e quindi da quello educativo e familiare in senso lato. La legge, che esclude da questa “corsia preferenziale” sia le coppie di fatto che eventualmente abbiano avuto i minori in affido sia i single, consente un’unica eccezione a questo riguardo: in caso di adozione degli orfani, per i quali oltre ai parenti sino al sesto grado e alle persone legate da rapporti stabili preesistenti alla morte dei genitori, l’affidatario (anche coppia di fatto o single) potrà chiedere il minore in adozione.
LUIGI CRIMELLA (AGENSIR)
15 ott 2015 00:00