Ucraina e Medio Oriente: poche speranze di pace
"In questo momento bisogna vivere un atteggiamento, quello che San Paolo chiamava 'la speranza contro ogni speranza', perché davvero da un punto di vista umano a me sembra, dagli elementi che ho in mano, ci siano davvero poche prospettive di pace". Lo ha detto ieri il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, a margine della presentazione, a Palazzo Montecitorio del manifesto "Dignitas Curae" per la sanità del futuro.
"Le posizioni - ha spiegato parlando con i giornalisti - sono talmente distanti e talmente opposte che non si intravedono percorsi comuni che possano portare alla pace. La pace dovrebbe arrivare perché ogni guerra finisce. Dipende quanto dura, e dipende quanto distrugge in termini di vite umane e di infrastrutture, quanti danni produce. Certamente, più durerà la guerra più questi danni saranno ingenti". Di qui un'esortazione: "Noi dobbiamo davvero darci da fare, noi cerchiamo nei limiti delle nostre possibilità di aiutare in questo senso". Per quanto riguarda gli organismi internazionali, "purtroppo al loro interno si riflettono quelli che sono gli interessi di ciascuna delle parti - osserva Parolin -. Nessuna delle parti è disposta a rinunciarvi per trovare una via comune di soluzione. Forse - come abbiamo detto tante volte come Santa Sede - avrebbero bisogno anche di una riforma perché sono nati immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, in un clima di guerra fredda. Forse avrebbero bisogno di trovare nuove forme di espressione". "E' sempre vero - conclude il segretario di Stato - quello che dice il Papa: se non c'è il senso della fraternità umana non si risolve niente; il sentirsi famiglia, dove ognuno prende cura dell'altro e soprattutto di chi ha più bisogno".