Ucciso dall’Isis un parroco armeno
Ucciso l'11 novembre in Siria padre Ibrahim (Hovsep) Hanna, parroco armeno-cattolico di san Giuseppe, a Qamishli. Il sacerdote è stato freddato da due miliziani dell'Isis nel distretto di Busayra, nella regione sotto controllo delle forze curdo-siriane, nel villaggio di Zar, a est di Deir ez-Zor
È stata una vera e propria esecuzione quella che ha posto fine, l’11 novembre, alla vita di padre Ibrahim (Hovsep) Hanna, parroco armeno-cattolico di san Giuseppe, la cattedrale di Qamishli. Il sacerdote è stato freddato da due uomini insieme a suo padre che era in auto con lui. L’attentato, rivendicato dallo Stato Islamico, è stato compiuto nel distretto di Busayra, nella regione sotto controllo delle forze curdo-siriane, nel villaggio di Zar, a est di Deir ez-Zor.
A ricostruire al Sir la dinamica dell’attacco è padre Nareg Naamo, rettore del collegio armeno a Roma, amico del sacerdote ucciso che, afferma, “era sposato e padre di tre figli, due femmine e un maschio”. Quest’ultimo è un aspirante salesiano che studia fuori la Siria. “Padre Hanna era alla guida della sua auto. Nel sedile a fianco era suo padre, dietro un diacono e un altro laico. L’auto è stata affiancata da due sconosciuti in moto che hanno aperto il fuoco uccidendo sul colpo il padre. Una volta che l’auto si è fermata i due hanno continuato a sparare colpendo il sacerdote al petto. Il diacono e il laico sono riusciti a salvarsi uscendo di corsa dall’abitacolo. Subito soccorso padre Hanna è stato portato all’ospedale di Deir ez-Zor e poi trasferito in ambulanza in quello di Hassaké per cure più efficaci. Ma qui è giunto morto. Padre Hanna stava andando a Deir ez-Zor per seguire una missione e verificare lo stato dei lavori di ristrutturazione della chiesa della città e di altri ambienti collegati. Non era la prima volta che vi si recava. Oggi è stata l’ultima”. “Solo l’11 novembre – afferma padre Naamo – Qamishli ha subito ben tre attentati, provocati da un’autobomba e da due motocicli pieni di esplosivo. Il bilancio parla di 7 morti e 26 feriti. Non possiamo tacere questa tragedia e dobbiamo pregare per tutti. Colpire il pastore significa colpire anche il gregge”. “Siamo vicini alla famiglia e a tutta la comunità. Conoscevo bene il padre con cui ho collaborato per tantissimi anni. Sono sconvolto”, conclude padre Naamo.
Il ricordo di padre Ayvazian. “Era un sacerdote generoso, disponibile, sempre pronto ad aiutare. Sorridente e felice della sua vocazione. Non si tirava mai indietro. Avevo grande fiducia in lui, è stata una grande perdita”: così padre Antonio Ayvazian, vicario episcopale della comunità armeno-cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del Nord, ricorda al Sir il suo confratello e “assistente” padre Ibrahim (Hovsep) Hanna. Una giornata di sangue che, denuncia il vicario armeno cattolico, ha visto in poche ore ben tre attentati a Qamishli, “segno chiaro che
Daesh sta rialzando la testa. La nostra Chiesa piange due martiri ma perdoniamo gli assassini.
Sono martiri che, come tutti i siriani morti, hanno perso la vita per dare la libertà a questo Paese. Il loro sangue feconderà ancora questa terra e verranno germogli bellissimi”. Padre Ayvazian ha vissuto tutti i momenti immediatamente successivi all’attentato restando vicino alla famiglia del sacerdote ucciso, suo ‘vice’ a Qamishli. “Sono rientrato da poco dall’ospedale dove sono stato con la famiglia di padre Ibrahim, o come lo chiamavamo tutti qui Hovsep, Giuseppe, il nome sacerdotale che aveva assunto dopo l’ordinazione.
Una folla di gente è stata in attesa davanti alla cattedrale, fedeli di tutte le chiese, di tutti i riti e denominazioni, cattolici, ortodossi, protestanti, raccolti in preghiera per stringere in un unico abbraccio la famiglia, la moglie e le figlie, che hanno 10 e 13 anni. Per loro è un vero dramma”. I funerali si terranno domani nella cattedrale di san Giuseppe a Qamishli, alle ore 12, con la presenza dei religiosi, sacerdoti e vescovi di ogni rito e denominazione.