Turchia: pugno di ferro di Erdogan contro i golpisti
Dopo il fallito colpo di Stato dei giorni scorsi, il presidente turco ha avviato una dura repressione. Cresce la tensione anche con gli Stati Uniti
Il bilancio ufficiale della notte di violenza tra venerdì e sabato scorsi è di oltre 260 morti (di cui 104 insorti) e 1400 feriti. Intanto, rimane alta la tensione con gli Stati Uniti: il presidente Erdogan chiede a Washington l'estradizione di Fethullah Gülen, l’ex imam e magnate turco esule in America accusato di essere l'ispiratore del tentato golpe.
Il fallito colpo di Stato “è senza dubbio opera dell’organizzazione terroristica di Fetullah Gulen”, è quanto affermato dal Ministro degli Esteri turco, nelle ore immediatamente successive al mancato golpe. E, sul fronte interno, sarebbe stato il consigliere militare Ali Yazici a tradire il presidente venerdì scorso. Yazici, secondo l’agenzia di stampa statale, avrebbe confermato ai golpisti che quella sera Erdogan si trovava a Marmaris, sulla costiera egea. Ma il consigliere militare è solo uno degli ultimi nemici di Erdogan arrestati.
Erdogan accusa il carismatico predicatore musulmano Fethullah Gülen, suo acerrimo avversario esule negli Usa, di essere dietro al tentato golpe e ne chiede agli Stati Uniti l'estradizione. Esponenti del governo turco ipotizzano apertamente un appoggio Usa al golpe, il segretario di Stato John Kerry ha negato tutto mettendo in guardia da quelle che ha chiamato "pubbliche insinuazioni".
Gülen, predica un islam mistico, alleato di scienza e democrazia: è a capo di un movimento che conta decine di migliaia di attivisti e controlla associazioni professionali e caritative, aziende, scuole e università, radio, quotidiani e televisioni. Si calcola che 4 o 5 milioni di persone lo sostengano, di fronte ad una popolazione turca che arriva quasi a quota 78 milioni. Il premier turco Yildirim ha detto che chi ospita Gülen non può essere amico di Ankara. Kerry si è detto disponibile ad aiutare Ankara nelle indagini sul golpe ma ha osservato che per quanto riguarda Gülen ci vogliono prove.
Dal canto loro le autorità turche hanno chiuso la base aerea di Incirlik, nel Sud del Paese, impiegata dagli Usa e dalla Coalizione internazionale per gli attacchi contro le roccaforti dello Stato Islamico. Tutte le diplomazie occidentali restano comunque con i riflettori puntati sulla Turchia dopo aver ribadito la fiducia al legittimo governo sostenuto dall’Akp. Vladimir Putin è stato il primo leader ad aver chiamato Erdogan al quale ha chiesto un ritorno alla stabilità. Concordato un incontro tra i due per la prima settimana di agosto.
M. VENTURELLI
18 lug 2016 00:00