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Damasco
di REDAZIONE 26 feb 2018 08:05

Siria: una tregua sempre più debole

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Nonostante l'accordo raggiunto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu per una sospensione di 30 giorni dei combattimenti, la situazione resta drammatica. L'appello di papa Francesco

Nel corso dell’Angelus di ieri papa Francesco, come riportato da Radio Vaticana ha lanciata un appello “perché cessi subito la violenza” in Siria e “sia dato accesso agli aiuti umanitari”. Le sue parole sono giunte all’indomani dell’accordo raggiunto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per una tregua di almeno 30 giorni, in tutto il Paese, compresa l’enclave ribelle del Ghouta orientale, alle porte di Damasco, dove da una settimana infuriano i combattimenti, tra le forze governative che l’assediano dal 2013 e migliaia di combattenti di gruppi islamisti.

In questa regione sono 400 mila i civili intrappolati sotto il fuoco dei bombardamenti, privati di cibo, medicine e altri generi di prima necessità. L’Onu stima – come è riportato nella risoluzione approvata all’unanimità dopo tre giorni di serrate trattative - che in tutta la Siria, siano 5 milioni e 600mila i civili, in 1224 comunità, che hanno “urgente bisogno di aiuti”.

Resta però l’incognita del ‘cessate il fuoco’, poiché nel testo non viene indicata, una scadenza precisa, sebbene si raccomandi di procedere “senza indugio”. La Russia ha infatti considerato “poco realistico” il termine di 72 ore, dopo l’approvazione del documento, per far tacere le armi, come era proposto nel testo iniziale. Questa incertezza nella tempistica potrebbe però costare la vita e sofferenze indicibili a chissà quanti altri siriani, specie nel Ghouta, dove nei giorni scorsi si è registrata un’altra giornata di sangue, con 22 morti, che hanno fatto salire il bilancio delle vittime civili ad oltre 500 negli ultimi sette giorni, di cui un centinaio di minorenni, tra bambini e adolescenti, secondo le cifre fornite dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.

Per questo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, esprimendo soddisfazione per l’intesa di tregua raggiunta sulla carta, ha chiesto che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sia “immediatamente posta in atto”, per consentire “l’immediata consegna di scorte umanitarie”, sottolineando l’obbligo per le parti – in base al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani - di proteggere i civili e le infrastrutture civili in ogni circostanza. “Gli sforzi di combattere il terrorismo – ha chiosato Guterres - non devono scavalcare questi obblighi”.

Da rilevare che sono comunque esenti dal ‘cessate il fuoco’ gli attacchi con Is, al Qaida, al Nurra e altri “gruppi di individui ed entità” affiliati con i terroristi, così come richiesto dalla Russia, che fosse inserito nel testo della risoluzione. Da ricordare che Mosca dal 2011 ha posto undici volte il veto su risoluzioni riguardanti la Siria.

Non è un accordo di pace complessivo per la Siria, ma un passo che può portare ad una de-scalation della violenza”, ha commentato l’ambasciatore svedese Olof Skoog, che con il collega del Kuwait - presidente di turno del Consiglio di sicurezza - ha condotto il difficile negoziato.

REDAZIONE 26 feb 2018 08:05