Siamo tutti sulla stessa barca
Oggi dobbiamo e possiamo scommettere sulla necessità di sviluppare la coscienza del fatto irreversibile che “siamo tutti sulla stessa barca”. Lo rivelano drammaticamente le crisi globali che stiamo vivendo pandemia, guerra, riscaldamento globale…), mostrando nella vita quotidiana di tutti quali siano i pericoli e le potenzialità rigeneratrici del nostro tempo. Una cosa è messa perentoriamente in evidenza dalle crisi globali: nessuno si salva da solo. La fragilità ci segna e ci accomuna, e per la prima volta tutti lo abbiamo toccato con mano.
Mai come oggi abbiamo avuto a disposizione una potenza così grande, attraverso le nuove tecnologie. Ma in questa potenza si nasconde una nuova vulnerabilità, una nuova fragilità. Questa fragilità ci accomuna, a causa della nostra stretta interdipendenza. Ed è paradossalmente da questa fragilità ineliminabile che possono nascere nuove opportunità. La fraternità si fonda sul sentimento di una mutua appartenenza e si vive nella coscienza di appartenere a una stessa comunità e di agire in questo senso. La nuova soglia è che oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, la fraternità può diventare concretamente universale.
L’umanità deve apprendere a pensarsi come “umanità” e sviluppare la coscienza di una fraternità planetaria, universale, proprio a partire dalla possibilità inedita di autosoppressione dell’umanità intera che oggi lega tutti i popoli allo stesso destino. La fraternità è inscritta nella nuova condizione umana. Oggi, per la prima volta nella storia umana, l’ecumene terrestre è divenuta realtà concreta. La concretezza e l’universalità di questa fraternità potranno legare popoli, religioni e culture diverse, poggiare sul sentimento di una cittadinanza planetaria, e costituire uno sviluppo e una novità rispetto alle esperienze di fraternità “chiuse”, storicamente compiute fino a oggi e che hanno fatto sentire fratelli contro gli altri. E potrà essere anche la via alternativa al “nichilismo” degli uomini che si limitano a predare la Terra, a consumare e a produrre, perché rinvia a un mondo comune, a un orizzonte recuperato di senso e a un nuovo modo di abitare la Terra.
È in questo orizzonte che può delinearsi un nuovo umanesimo planetario, prodotto dalla coscienza della comunità di destino che lega ormai tutti gli esseri umani e tutti i popoli del pianeta, e che lega l’umanità intera alla Terra. Ed è in questo orizzonte che coloro che si sentono fratelli nell’incertezza del proprio destino nel cosmo infinito e coloro che si sentono fratelli nella certezza di avere un posto nel Creato, possono unirsi nel dialogo come “persone di buona volontà” e nell’afflato di una “fraternità universale”, sola in grado di fare emergere la nostra identità di abitanti della casa comune planetaria, uniti nella diversità e diversi nell’unità.
Questa prospettiva, concreta e oggi necessaria, consente di fare nostra l’esortazione di Francesco: “Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”.
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