Regione: approvata la nuova legge sui servizi abitativi
Molte le novità previste dalla normativa: dallo stop alle graduatorie infinite, alla possibilità data ai Comuni ad alta tensione abitativa di adottare provvedimenti d'urgenza
Come ha spiegato il relatore Carlo Malvezzi (Ncd), il provvedimento introduce in Lombardia il concetto che “le politiche abitative sono politiche sociali e non politiche edilizie. La legge non porterà nessun aumento del canone come alcuni vorrebbero far intendere -ha sottolineato Malvezzi- e sostiene concretamente la persona e la famiglia attraverso un contributo regionale per nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta e per quei nuclei in condizione di temporanea difficoltà economica per la perdita di lavoro o altra causa. Inoltre -ha concluso il relatore- il provvedimento introduce il mix abitativo, un nuovo sistema di assegnazione che attua l’integrazione sociale e che vedrà gli alloggi abitati da anziani, famiglie di nuova formazione, famiglie monoparentali, disabili e appartenenti alle forze di polizia”.
Tra le altre novità del provvedimento anche la frequenza degli avvisi pubblici (almeno due l’anno) e la piattaforma informatica per la presentazione della richiesta di alloggio: come previsto da un emendamento, i Comuni, le Aler e gli Enti gestori supporteranno, attraverso un apposito servizio, i soggetti richiedenti nella presentazione delle domande di accesso ai servizi abitativi pubblici. Sono previsti percorsi di presa in carico dei soggetti più deboli attraverso i servizi sociali, con l’obiettivo di seguire da vicino l’evoluzione e le condizioni della persona interessata. I contratti di locazione saranno temporanei e rinnovabili. I controlli sul reddito e sui requisiti di permanenza saranno annuali. Viene introdotta anche la possibilità della risoluzione unilaterale del contratto di locazione da parte del gestore per le false dichiarazioni sui requisiti e le condizioni reddituali degli assegnatari e per la cosiddetta morosità colpevole. Fermo restando l’obbligo dei 5 anni di residenza in Lombardia come requisito obbligatorio per poter richiedere un alloggio pubblico, in caso di parità in graduatoria verranno privilegiati i soggetti con maggiore anzianità di residenza in Regione e nel Comune dove è localizzata l’unità.
“Finalmente abbiamo una legge che considera le politiche abitative per quello che devono essere: politiche sociali e non politiche edilizie. Questa è una legge che tutela i più deboli - ha detto il Vice Presidente di Regione Lombardia e Assessore regionale alla Casa e housing sociale Fabrizio Sala (Forza Italia)- e lo dimostra il fatto che sosteniamo concretamente la persona e la famiglia attraverso un contributo regionale di solidarietà che coprirà le spese per il canone e i servizi per i nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta e per i nuclei familiari in situazioni di temporanea difficoltà economica per la perdita del lavoro o altra causa. Un grazie doveroso va alla Commissione per l’ottimo e approfondito lavoro svolto in questi mesi".
L’approvazione in Commissione Territorio era giunta dopo numerose audizioni che hanno coinvolto complessivamente una quarantina di soggetti: il provvedimento tiene conto anche di alcune sollecitazioni emerse durante il confronto con le rappresentanze sindacali degli inquilini e contenute in una petizione consegnata a fine maggio al Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, sottoscritta da 11.374 persone
"E' una legge di riforma globale dei servizi abitativi -ha spiegato il Presidente della Commissione Alessandro Sala (Lista Maroni)- e non più soltanto una semplice legge sulla casa. Questo provvedimento pone le premesse per risolvere il problema della disponibilità di alloggi: oggi sono ancora 56.000 i lombardi in graduatoria in attesa di un alloggio pubblico. L’introduzione della piattaforma informatica ci consentirà assegnazioni trasparenti e riconoscibili in tempo reale: per accedere alla piattaforma, particolare attenzione sarà dedicata nei Comuni agli anziani e alle persone con difficoltà nell’utilizzo dei sistemi informatici”.
I gruppi di minoranza hanno presentato complessivamente 200 emendamenti (140 il Patto Civico, 38 il Partito Democratico e 22 il Movimento 5 Stelle).
Per motivare il voto contrario del Patto Civico sono intervenuti Michele Busi e Roberto Bruni: “Avremmo auspicato una legge che fosse in grado di superare il meccanismo dell’autosostentamento attraverso i canoni, che assegnasse ai Comuni un peso maggiore nelle decisioni e nella gestione e che limitasse le alienazioni di patrimonio. Servivano più welfare e più risorse certe, ma la maggioranza non ci ha voluto dare ascolto bocciando tutti i
nostri emendamenti”.
“Questa legge – spiegano per il Partito Democratico Enrico Brambilla e Onorio Rosati – non risponde alle quattro urgenze delle politiche abitative pubbliche, che sono la carenza di risorse, l’assenza di un piano concreto per aumentare l’offerta di alloggi, il costo eccessivo dell’abitare, causa dell’ingente morosità incolpevole tra gli inquilini delle case Aler, e la scarsa qualità dei servizi. Il nostro giudizio non può che essere negativo”. Approvato un ordine del giorno del Partito Democratico, in cui si chiede alla Regione di prevedere un programma decennale di finanziamento delle politiche abitative pubbliche, finanziabile con la quota regionale dell’Irpef non sanitario e con quanto ricavato dal recupero dell’evasione.
Così Iolanda Nanni (Movimento 5 Stelle) ha motivato infine il voto contrario del suo gruppo: “Grazie ai nostri emendamenti e ai nostri ordini del giorno, abbiamo ottenuto l'impegno della Giunta regionale ad aumentare le risorse per la rimozione dell’amianto dal patrimonio Aler e ad attivare progetti di sorveglianza partecipata nei quartieri Aler, anche nell’ottica di prevenire occupazioni abusive e degrado. La legge resta però troppo sbilanciata sull'housing sociale, trascura il forte fabbisogno di case popolari e sono troppe le aperture a società private immobiliari senza garanzie di canoni adeguati ai redditi dell'utenza”.
REDAZIONE ONLINE
29 giu 2016 00:00