Pubblica amministrazione: così il Paese si dà un biglietto da visita nuovo di zecca
Dalla lotta all’assenteismo tra i dipendenti al controllo sulle assenze per malattie; dalla licenziabilità dei dirigenti (se valutati negativamente) alla trasparenza sui documenti pubblici. E ancora: drastica riduzione delle società partecipate dagli enti locali (da 8mila a 1.000) e più facile commissariamento in caso di bilanci negativi. Dimezzamento delle Prefetture e riduzione delle Camere di commercio
Dove andrà la pubblica amministrazione. Vediamo i principali contenuti della riforma, che si compone di numerosi capitoli e investe una pluralità di soggetti. Si va dalla lotta all’assenteismo tra i pubblici dipendenti, per cui verrà steso un “testo unico”, al controllo sulle assenze per malattie (dalle Asl passerà all’Inps); dalla licenziabilità dei pubblici dirigenti (se valutati negativamente) alla fine del regime degli “incarichi a vita” con possibile demansionamento; dalla trasparenza sui documenti pubblici (il nostro “freedom of information act”, per dirla all’americana) al riordino delle forze dell’ordine con l’accorpamento del Corpo forestale dello Stato molto probabilmente nell’arma dei Carabinieri. E ancora la riforma piuttosto drastica delle società partecipate dagli enti locali (le famose o famigerate “municipalizzate” che dovrebbero scendere da 8mila a 1.000) e un loro più facile commissariamento in caso di bilanci negativi. Ancora si prevede un sostanziale dimezzamento delle Prefetture e la riduzione delle Camere di commercio da 105 a 60, oltre all’accelerazione delle pratiche riguardanti le “grandi opere” o gli insediamenti produttivi rilevanti. Ci sono poi decisioni curiose, quali l’abolizione del voto minimo di laurea per l’accesso ai concorsi pubblici; la definizione del 112 come numero unico per le emergenze, il passaggio del pubblico registro automobilistico dall’Aci al ministero dei Trasporti. Un provvedimento molto importante riguarderà la soppressione o accorpamento dei cosiddetti “uffici doppioni” tra ministeri e le “authority”, mentre potrebbe rivelarsi determinante per lo snellimento burocratico l’arrivo della “carta della cittadinanza digitale” con una enorme e integrata banca dati di tutto ciò che riguarda i cittadini.
Uno specchio di come funziona lo Stato. Tra le varie riforme messe in campo dal Governo, quella della pubblica amministrazione appare la più delicata e complessa insieme. Sia per il rilievo politico ed economico, facilmente intuibile se solo si pensa che lo Stato italiano dà lavoro a 3 milioni e 300mila persone; sia per le difficoltà applicative derivanti anche dalle prevedibili resistenze dei pubblici dipendenti a essere sottoposti a un regime lavorativo più severo e vincolante rispetto al passato. Anche le altre riforme messe in cantiere sono rilevanti: basti pensare a quelle costituzionali (Senato, Regioni), a quella annunciata sulla “prima casa” e l’Imu, alla revisione di Irpef e Ires, al “Jobs Act”, alla “Buona scuola”, al fisco, i rifiuti, la sanità, la sicurezza e controllo del territorio, l’ambiente, la Rai e il sistema radio-televisivo. La pubblica amministrazione, tuttavia, appare di maggiore impatto in quanto è il “biglietto da visita” di uno Stato. Da come si presenta, da come lavora, dall’accuratezza e determinazione con le quali risponde alle istanze dei privati cittadini o delle aziende, si vede come un Paese è in grado di “funzionare” e su quali valori basa il proprio operato: se di servizio e sostegno alla vita di tutti, oppure se di sonnacchiosa e noncurante difesa di posizioni di rendita (pubblica e finora intoccabile). Su questo i cittadini potranno valutare l’efficacia delle riforme che man mano si fanno avanti e divengono operative. Partendo magari dalle novità agli sportelli del Comune o delle Asl o dell’Inps, dove a volte si viene trattati bene, a volte no.
LUIGI CRIMELLA (AGENSIR)
05 ago 2015 00:00