Oltre 360 milioni i cristiani perseguitati
Diffusa oggi da Porte Aperte onlus/Open Doors la World Watch List 2023 (Wwl) che contiene la lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. La presentazione è avvenuta questa mattina presso la sala stampa della Camera dei deputati alla presenza del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, dell’inviato speciale per la tutela della libertà religiosa, Andrea Benzo, e del direttore di Porte Aperte/Open Doors in Italia, Cristian Nani. Il report prende in esame il periodo che va dal 1° ottobre 2021 al 30 settembre 2022 ed è, spiegano da Open Doors, l’organismo cristiano operante in più di 60 Paesi che aiuta e supporta i cristiani perseguitati a causa della loro fede, “sottoposto a minuziosa analisi da parte di un organo internazionale indipendente (International Institute for Religious Freedom – Irf), il quale monitora e valuta nel dettaglio la metodologia, i processi di analisi, il design e i questionari di ricerca usati per stilare la Wwl. Ciò che rende la Wwl lo strumento d’eccellenza nella misurazione della persecuzione anti-cristiana è l’approccio dal basso (ricerca sul campo), oltre che la metodologia scelta (certificata da organo indipendente) e l’approccio dall’alto (ricerca su fonti attendibili esistenti)”.
Il Report, giunto al suo 30° compleanno, evidenzia la crescita della persecuzione anticristiana in termini assoluti, soprattutto negli ultimi 10 anni. Le cifre parlano chiaro: “Sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede (1 cristiano ogni 7); tra i circa 100 Paesi monitorati aumenta la persecuzione in termini assoluti, con 76 Paesi che mostrano un livello definibile alto, molto alto o estremo; cresce il numero di Paesi che adottano il modello cinese di controllo centralizzato sulla libertà di religione, con l’uso massiccio di tecnologia, mentre la Cina (16°) sta forgiando un’alleanza internazionale per ridefinire i diritti umani; cresce il fenomeno della chiesa ‘profuga’, con sempre più cristiani in fuga dalla persecuzione”. La Wwl, inoltre, evidenzia come “la violenza anticristiana in Africa Sub-Sahariana abbia raggiunto una intensità senza precedenti, con la Nigeria che si conferma epicentro di massacri (salgono da 4.650 a 5.014); il numero totale di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede decresce leggermente attestandosi a 5.621. I cristiani rapiti nel periodo preso in esame dal Report sono stati 5.259, quelli arrestati 4.542, 2.110 le chiese ed altri edifici cristiani distrutti. Erano stati 5.110 nel 2022, dato in controtendenza”. In America Latina si registra “meno libertà a causa di mal governo, criminalità e leader indigeni” mentre la Chiesa in Medio Oriente è descritta come “ridotta e sotto pressione”.
Triste novità del Report 2023 è il ritorno della Corea del Nord al 1° posto dei Paesi più pericolosi al mondo per i cristiani con “livelli di persecuzione più alti di sempre (98 punti). Questo aumento, spiega il Report, “segue la nuova ondata di persecuzione promossa dalla ‘Legge contro il pensiero reazionario’, uno dei fattori che ha portato all’aumento degli arresti di cristiani e alla scoperta e conseguente chiusura di un maggior numero di chiese”. Nelle prime 5 posizioni, ci sono 3 nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Yemen (3°) e Libia (5°). Qui, precisa Porte Aperte, “le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale radicalizzata, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi Paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. L’Eritrea risale di due posizioni (4°), confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria sale ancora (6°), confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (5.014, mai così tanti). Stabile il Pakistan al 7° posto mentre l’Iran (8°) rimane tra le nazioni dove la vita della Chiesa è più difficile: “Costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati Paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi”.
L’Afghanistan scende al 9° posto. Un calo dovuto al fatto che i Talebani, nel 2022, hanno pensato più a consolidare il loro potere, che a dare la “caccia” ai cristiani. Quelli rimasti vivono in uno stato di totale di clandestinità come racconta il libro “Figlio di una serva” (Ed. Porte aperte 2022) che racconta dall’interno il mondo delle chiese nascoste in Afghanistan, seguendo la testimonianza di un afghano convertito alla fede cristiana, incarcerato e torturato per la sua fede. Risale al 10° posto il Sudan, seguito dall’India (11°), dove da anni Open Doors denuncia “il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Nel periodo in esame questa nazione ha il record di detenzioni di cristiani senza processo per ragioni legate alla loro fede (1.750)”.
Uno degli aspetti presi in esame dalla Wwl è quello delle aggressioni, delle violenze e degli stupri subiti dai cristiani. Sono decine di migliaia ogni anno, i cristiani aggrediti (picchiati o vessati con minacce di morte) esclusivamente a causa della loro fede: la stragrande maggioranza di questi casi non viene alla luce, ma un dato minimo di partenza per il periodo in esame va oltre le 29.400. Gli attacchi a case di cristiani (4.547) e loro negozi e attività economiche (2.210) superano 6.700 unità, creando sovente un danno permanente alla capacità di sostentamento di queste persone e costringendole spesso alla fuga (sfollati o rifugiati). La pressione sotto forma di “vessazioni quotidiane è in costante aumento e si esprime con discriminazione sul lavoro, non accesso alla sanità e all’istruzione, pressioni e minacce per far rinunciare alla propria fede, negazione del soccorso in caso di calamità, una burocrazia che impedisce l’autorizzazione delle chiese e molto altro”. Difficile, poi, raccogliere dati certi sul numero di vittime di stupro e abusi a causa della loro fede: “In molti Paesi – si legge nel Report – le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali. Tuttavia, un dato minimo di partenza, secondo le stime incrociate di Open Doors, con testimonianze raccolte, è 2.126, a cui si sommano oltre 717 matrimoni forzati. Sono la punta di un iceberg ben più imponente. La vulnerabilità domestica colpisce specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze. Porte Aperte/Open Doors negli ultimi anni sta potenziando la ricerca sul campo della violenza di genere, scoperchiando un universo di abusi sconvolgente”. A riguardo a marzo 2023 sarà diffuso un report dedicato.
“È ora di mettere al centro del dibattito mondiale la libertà religiosa, il diritto orfano della Carta universale dei diritti umani” è il monito di Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors. “Oltre 360 milioni di cristiani nel mondo sperimentano un livello alto di discriminazione o persecuzione. Famiglie ed intere comunità cristiane sono costrette a fuggire dalle loro case a causa dell’estremismo islamico, dando vita a una ‘Chiesa profuga’ che grida aiuto. L’Africa Sub-Sahariana ospita i Paesi killer di cristiani. Ma i governi africani non sono gli unici a non affrontare la vera natura di questa epurazione a sfondo religioso: i governi di tutto il mondo stanno facendo lo stesso. Oltre a tanta sofferenza assistiamo però a un miracolo: la rinuncia alla vendetta, alla rappresaglia. Se la risposta fosse proporzionale, oggi saremmo di fronte a una catastrofe inarrestabile in Africa”.