Nuovi ministeri per i popoli amazzonici
L’instrumentum laboris: “Creare nuovi ministeri” per laici e donne e la possibilità di “ordinazione sacerdotale di anziani”
“La Chiesa deve incarnarsi nelle culture amazzoniche che possiedono un alto senso di comunità, uguaglianza e solidarietà, per cui il clericalismo non è accettato nelle sue varie forme di manifestarsi”. È quanto si raccomanda nel quarto capitolo dell’Instrumentum laboris del Sinodo sull’Amazzonia, dedicato all’organizzazione delle comunità ecclesiali. “I popoli indigeni posseggono una ricca tradizione di organizzazione sociale dove l’autorità è a rotazione e con un profondo senso del servizio”, si fa notare nel testo: “Sarebbe opportuno riconsiderare l’idea che l’esercizio della giurisdizione (potere di governo) deve essere collegato in tutti gli ambiti (sacramentale, giudiziario, amministrativo) e in modo permanente al Sacramento dell’Ordine”. “Oltre alla pluralità delle culture all’interno dell’Amazzonia, le distanze generano un grave problema pastorale che non può essere risolto con i soli mezzi meccanici e tecnologici”, l’analisi del contesto: “Le distanze geografiche manifestano anche distanze culturali e pastorali che, quindi, richiedono il passaggio da una ‘pastorale della visita’ a una ‘pastorale della presenza’, per riconfigurare la Chiesa locale in tutte le sue espressioni: ministeri, liturgia, sacramenti, teologia e servizi sociali”. Di qui la necessità di creare “ministeri appropriati”, cioè “nuovi ministeri per rispondere in maniera efficace ai bisogni dei popoli amazzonici”. “Promuovere vocazioni autoctone di uomini e donne in risposta ai bisogni di un’attenzione pastorale sacramentale”, la proposta dell’Instrumentum laboris: “il loro contributo decisivo sta nell’impulso ad un’autentica evangelizzazione dal punto di vista indigeno, secondo i loro usi e costumi”. “Si tratta di indigeni che predicano agli indigeni con una profonda conoscenza della loro cultura e della loro lingua, capaci di comunicare il messaggio del Vangelo con la forza e l’efficacia di chi ha il loro bagaglio culturale”, l’identikit dei nuovi ministri laici, per permettere il passaggio “da una ‘Chiesa che visita’ ad una ‘Chiesa che rimane’, accompagna ed è presente attraverso ministri che emergono dai suoi stessi abitanti”. “Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa, si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i sacramenti che accompagnano e sostengono la vita cristiana”, l’altra proposta, insieme a quella di “identificare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa amazzonica”.