Natale: sobrietà per le vittime delle guerre
Terra Santa: Patriarchi e Capi delle Chiese Gerusalemme, appello in vista del Natale alla moderazione e alla solidarietà per le vittime della guerra
In prossimità del tempo di Avvento che porta alle celebrazioni natalizie, i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme lanciano un appello alla sobrietà e alla solidarietà con chi soffre a causa della guerra. In una dichiarazione, i capi cristiani scrivono: “Questi non sono tempi normali. Dall’inizio della guerra si respira un’atmosfera di tristezza e dolore. Migliaia di civili innocenti, tra cui donne e bambini, sono morti o hanno riportato gravi ferite. Molti altri soffrono per la perdita della propria casa, dei propri cari o per il destino incerto dei loro parenti. In tutta la regione moltissimi hanno perso il lavoro e soffrono di una grave crisi economica. Nonostante i nostri ripetuti appelli umanitari per il cessate il fuoco e per la diminuzione della violenza, la guerra continua”.
Da qui l’appello dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i fedeli di “stare vicino a coloro che stanno affrontando queste sofferenze rinunciando a tutte le attività e segni festivi non necessari”. Chiaro il riferimento, per esempio, “all’esposizione su larga scala di decorazioni luminose e costose”. “Incoraggiamo i nostri sacerdoti e fedeli a concentrarsi maggiormente sul significato spirituale del Natale, ponendo attenzione ai nostri fratelli e sorelle colpiti da questa guerra e dalle sue conseguenze, e a elevare ferventi preghiere per una pace giusta e duratura per la nostra amata Terra Santa”. “Invitiamo, inoltre, i fedeli a sostenere generosamente, come possono, le vittime di questa guerra invitando anche altri a unirsi in questa missione di misericordia. In questo modo – conclude la dichiarazione – sosterremo coloro che continuano a soffrire, proprio come Cristo ha fatto per noi perché tutti i figli di Dio possano riporre la loro speranza in una Nuova Gerusalemme dove non ci sarà più morte e sofferenza”.
(Foto N. Saleh)