Migranti come strumento di pressione
Il calvario dei migranti che dalla Turchia si spostano verso il confine greco su iniziativa del presidente Erdogan che vuole usarli contro l’Unione europea. La Caritas ellenica parla di situazione al collasso. Migliaia di persone vivono in condizioni disperate, dormono all’aperto e non hanno nessun aiuto.
Nei giorni scorsi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva minacciato che avrebbe permesso il transito dei migranti verso i Paesi dell’Ue a seguito dell’intensificarsi del conflitto armato a Idlib, in Siria, dove combattono anche militari della Mezzaluna, a fianco dei miliziani islamisti, oppositori del regime di Assad. Una mianccia, quella di Erdogan, motivata dalla richiesta all’Ue di mantenere gli accordi stipulati nel 2016, quando i Paesi membri promisero 6 miliardi di euro di aiuti ad Ankara per finanziare l’accoglienza non solo dei siriani, e non solo, in fuga dalla fame e dalle guerre.
Minacce. Il presidente turco è passato dalle minacce ai fatti e, a partire dal 29 febbraio, migliaia di persone si sono dirette verso il varco greco-turco tra Kastanies in Evros e Pazarkule in Adrianopoli. Le autorità turche avrebbero addirittura portato con le ferrovie di Stato una gran parte dei migranti lungo tutta la frontiera turco-greca. Sulla linea di confine sono iniziati gli scontri tra rifugiati e immigrati, che cercano di entrare in Europa, e la Polizia e l’Esercito greco, che invece, tentano di respingerli. Man mano che aumenta la pressione la Grecia invia rinforzi. Gran parte dei migranti “messi in moto” da Erdogan sta cercando di proseguire il cammino pacificamente ma ci sono giovani più aggressivi che hanno ingaggiato scontri con le forze greche a controllo del confine. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che sta monitorando la situazione denuncia che nelle prossime settimane potrebbe verifcarsi un peggioramento. Nel tentativo di fermare l’esodo verso il Paese ellenico il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha annunciato anche la sospensione per tutto il mese delle domande di asilo in Grecia.
Fuochi. I rifugiati sono stretti fra due fuochi. Da un lato, infatti, si scontrano con le forze greche che cercano di impedire loro l’ingresso nel Paese e dall’altro con quelle turche che invece li spingono, anche con la forza, ad entrare. Vivono in condizioni disperate, dormono all’aperto e non hanno nessun aiuto. “Non possiamo fare molto. Lo Stato sta cercando di creare nuovi centri di accoglienza nelle isole dove sistemare i rifugiati”: a parlare è il presidente di Caritas Grecia, padre Antonio Voutsinos. “Il flusso di migranti dalla Turchia verso la Grecia è enorme ed è impossibile, per noi di Caritas Grecia, approntare qualcosa per loro in questo momento. Non ne abbiamo le forze. È un fenomeno che ci sta cogliendo impreparati. Non ce lo aspettavamo”. Anche i campi di accoglienza di Lesbo, dove un bambino è morto durante il tentativo di sbarco di un gruppo di migranti, di Chio e Samos sono al collasso.
Arrivi. “In questi campi - raccontano ancora i responsabili della Caritas - continuano gli arrivi via mare dei migranti dalla vicina Turchia. I turchi preparano le barche su cui far salire tutta questa povera gente per poi portarla verso le nostre isole. Gli scafisti fanno sbarcare i migranti non appena sono a circa 50-100 metri dalle nostre coste lasciandoli in mezzo al mare. In questo modo rischiano di morire. Non possiamo abbandonarli”.
Caritas. In pochi giorni il numero degli arrivi è giunto a quota 25mila, a fronte di una capacità ricettiva pari a 3000 unità. Così migliaia di persone vivono nei pressi dei campi, alloggiati in tende e rifugi di fortuna in pessime condizioni. Moltissime sono donne e bambini. Per venire loro incontro Caritas Grecia sta cercando di organizzare un progetto congiunto con Caritas Internationalis e altre Caritas europee. Padre Voutsinos parla di “situazione che sta degenerando. Con la presenza in Turchia di circa 3,5 milioni di rifugiati pronti a partire, il problema oltre che umanitario è soprattutto politico. Erdogan, infatti, sta usando i migranti come arma di pressione politica verso l’Ue, che pure aveva chiuso i suoi confini 5 anni fa. Per questo i presidenti della Commissione europea, di Eurocamera e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel hanno visitato la frontiera tra Grecia e Turchia con il premier greco Kyriakos Mitsotakis, per esprimere vicinanza e sostengo alla Grecia, in un momento in cui sta cercando di difendere le frontiere Ue.