Le ong fermano le navi
Scenari di sicurezza mutati nel Mediterraneo per le ong che sospendono le operazioni e chiedono rassicurazioni. MacGillivray (Save the Children): "Pronte a riprendere le attività se ci saranno garanzie". Michael Busch Heuer (Sea-Eye): "Proseguire sarebbe irresponsabile nei confronti degli equipaggi"
Dopo Medici Senza frontiere fermano le operazione di ricerca e salvataggio in mare altre due ong: Save the Children e Sea-Eye. Il direttore della ong tedesca Michael Busch Heuer spiega: "Oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio nel Mediterraneo. Ho informato i nostri equipaggi e i capitani di questa decisione". La ragione anche per questa ong è "la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato una estensione a tempo indeterminato e unilaterale delle proprie acque territoriali, legata a una minaccia esplicita contro le ong private". In queste circostanze, aggiunge Michael Busch Heuer, "non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi". "Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libico e discuteremo la nostra azione futura" conclude.
"In attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni" e' ferma a Malta la Vos Hestia di Save the Children che si dice rammaricata di "esserecostretta a mettere in pausa le proprie operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo a causa delle decisioni dalla Marina Libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane. Si tratta di una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso", spiega la ong. "Il nostro team di esperti a bordo della nave è preoccupato che in questa nuova situazione le imbarcazioni dei migranti saranno costrette a tornare in Libia e molti bambini e adolescenti moriranno prima di lasciare la nuova zona SAR libica"
Le autorità libiche avrebbero spostato la loro zona di competenza SAR dalle 12 miglia nautiche alle 70 miglia dalla costa libica e le imbarcazioni su cui viaggiano i migranti sono di gomma molto leggera, imbarcano facilmente acqua e non possono portare abbastanza carburante. E non è chiaro, se entrando in quella zona, l’operazione di ricerca e salvataggio potrebbe essere a rischio. "Ciò che è chiaro però - spiega Stc è che molte vite potrebbero essere messe in pericolo, con la diminuzione della capacità di soccorso e salvataggio in quel tratto di mare".
La ong è "pronta a riprendere le proprie operazioni nella zona di salvataggio, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l’efficacia delle operazioni". "Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in particolare sulla sicurezza del nostro personale, Se non le avremo saremo costretti a considerare la sospensione delle operazioni, anche se speriamo di non doverlo fare”, spiega Rob MacGillivray, Direttore delle operazioni di Save the Children. C'è preoccupazione per l’attuale diminuzione della capacità di salvataggio in mare, dovuta alla sospensione delle attività di altre organizzazioni presenti nel Mediterraneo. “Capiamo e rispettiamo tutte le Ong che come noi in questo momento si trovano a dover prendere una difficile decisione. La pausa delle operazioni delle navi mette infatti a rischio vite umane e diminuisce la capacità di salvataggio e per questo è necessario poter continuare e riprendere appena possibile”, continua Rob MacGillivray.
Oltre 2.200 persone sono già annegate quest’anno nel Mediterraneo e 4.500 lo scorso anno. C'è poi la questione Libia. Save the Children è "preoccupata per la possibilità che i migranti vengano riportati in Libia, che non è considerato un luogo sicuro dove vengono rispettati i diritti umani fondamentali". Le tantissime testimonianze raccolte da bambini e ragazzi salvati in questi mesi, "parlano di violenze e abusi gravissimi subite anche dai bambini e dalle bambine più piccole". "In questo quadro quindi, - concluede la ong - la preoccupazione che le operazioni di salvataggio possano essere rese inefficaci e che migliaia di persone possano rimanere nei centri di detenzione libici, preoccupa fortemente. È necessario che vengano garantite le condizioni per le operazioni di ricerca e salvataggio ma è altresì necessario anche un forte intervento anche in Libia per garantire che vengano rispettati i diritti umani. Anche alla luce di tutto questo e dell’odierna richiesta di aiuto del governo libico, Save the Children è pronta a fare la propria parte e a continuare a perseguire la propria missione di salvare i bambini, valutando la possibilità di intervenire anche in Libia qualora naturalmente vi siano le giuste condizioni di rispetto dei diritti umani".