La preghiera unisce a Dio
La Giornata di “preghiera, digiuno e carità” del 14 maggio, esprime il desiderio di ogni religione di vivere, nel mondo, la forza del proprio patrimonio umano e spirituale. La riflessione di mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo
La Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso si unisce con convinzione all’iniziativa promossa dall’Alto Comitato per la fratellanza umana che, il prossimo 14 maggio, invita tutti i credenti a “rivolgersi a Dio ad una sola voce, perché preservi l’umanità” e “la aiuti a superare la pandemia”. Papa Francesco, che ha aderito e ha chiesto di unirsi a questa iniziativa, ha più volte invitato in questo tempo difficile a pregare insistentemente – ricordiamo quella, straordinaria, a San Pietro il 27 marzo– perché il mondo sia liberato dal male e ci sia unità tra i popoli e le nazioni: “siamo tutti sulla stessa barca” – ha detto.
Un minuscolo virus si è globalizzato, ha abbattuto confini e muri e ha invaso il mondo senza chiedere a nessuno il permesso di ingresso o di soggiorno.
Nonostante ciò, spesso si assiste ancora al triste spettacolo di chi crede di salvare solo se stesso o la propria nazione, escludendo gli altri, soprattutto i più poveri o i più fragili, come gli anziani, morti a migliaia per la pandemia. La preghiera, per tutti i credenti, ha invece una forza che unisce a Dio e crea comunione con gli altri, va oltre barriere e limiti, ci fa camminare verso quella globalizzazione spirituale che manca oggi al mondo. Davanti ad un male che sta provocando malattia e morte, aumentando la povertà e il bisogno di tanti, abbiamo scoperto di essere fragili, indifesi, di certo non padroni assoluti del creato, come abbiamo a volte creduto.
Mentre sperimentiamo la tristezza della separazione e della distanza fisica, vorremmo ritrovare la necessità di unirci, di camminare insieme, pur nelle nostre diversità; vorremmo cercare, in una collaborazione generosa e solidale, risposte alle conseguenze nefaste del virus che siano accessibili a tutti e rendano possibile un futuro più umano e più giusto.
La Giornata di “preghiera, digiuno e carità” del 14 maggio, esprime il desiderio di ogni religione di vivere, nel mondo, la forza del proprio patrimonio umano e spirituale. Tale forza non può mai essere contro gli altri, ma deve costruire una cultura di convivenza e di pace universale. Nella speranza che tante diocesi aderiscano a questo momento comune, auguriamo che il digiuno, l’invocazione a Dio e le opere di carità, rendano possibile quell’armonia nella differenza che Egli ha voluto fin dalle origini del creato, come ci descrive l’inizio della Bibbia. Possano la preghiera, il digiuno e la carità far cessare il male che ci affligge, diffondendo saggezza e speranza per tutti.