L'Iraq non diventi campo di battaglia
“In circostanze così critiche e tese, è saggio riunire intorno ad un tavolo tutte le parti interessate perché abbiano un dialogo ragionevole e civile che risparmi conseguenze inimmaginabili per l’Iraq”. È questo l’appello lanciato dal patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, all’indomani dell’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Soleimani
“Gli iracheni sono sotto shock per quanto accaduto nell’ultima settimana. Essi temono che l’Iraq diventi un campo di battaglia, piuttosto che un Paese sovrano, capace di proteggere i suoi cittadini e la sua ricchezza. In circostanze così critiche e tese, è saggio riunire intorno ad un tavolo tutte le parti interessate perché abbiano un dialogo ragionevole e civile che risparmi conseguenze inimmaginabili per l’Iraq. Imploriamo il Dio Onnipotente di concedere all’Iraq e alla regione quella vita pacifica, stabile, sicura e normale che tutti desideriamo”. È questo l’appello lanciato ieri pomeriggio dal patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, all’indomani dell’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Soleimani. Questa mattina a Baghdad migliaia di iracheni hanno partecipato al corteo funebre del generale iraniano sfilando tra le vie del distretto di Kazimiya, dove si trova un santuario sciita. Al termine, nella zona verde di Baghdad si è tenuto un funerale nazionale ufficiale alla presenza di molti leader iracheni. I resti di Soleimani saranno portati in Iran dopo la cerimonia. Nel frattempo è giunta la notizia di nuovo raid aereo Usa a nord della capitale nel quale è rimasto ucciso un comandante del gruppo paramilitare iracheno filo-iraniano Hashed Al Shaabi. La tensione fra Stati Uniti e Iran resta altissima con Trump che ribadisce di non volere la guerra, ma che si dice pronto “a qualunque risposta sia necessaria”. “Prepara le bare”, la risposta dela guida suprema iraniana Khamenei.