Italiani più vecchi? Il Sistema sanitario trema
Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica del Policlinico "Agostino Gemelli" di Roma spiega le "urgenze": investimenti in prevenzione; migliore e più capillare informazione ai cittadini su salute, servizi, centri d'eccellenza; riorganizzazione dei servizi da parte delle Regioni. In futuro spetterà a loro definire i livelli essenziali e uniformi di assistenza
Incertezza e precarietà. In questo orizzonte è stato presentato al “Gemelli” il Rapporto Osservasalute 2014, analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell‘assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane. “Siamo entrati in una nuova fase strutturale - ha avvertito Ricciardi -, nella quale incertezza e precarietà non saranno condizioni eccezionali, ma la consuetudine”.
A preoccupare Ricciardi non è solo “lo scenario che si prospetta per la sanità”, ma anche l’aumento dell’incidenza di alcune patologie tumorali prevenibili, primo fra tutti il boom del cancro al polmone nella popolazione femminile, + 17,7% tra il 2003 e il 2013, legato soprattutto al fumo di sigaretta, ma pure il + 10,5% di tumore alla mammella e, tra gli uomini, l‘incidenza del tumore al colon retto (+ 6,5% ). Inadeguati, sottolinea, gli investimenti destinati alla prevenzione, preoccupante anche l’aumento della cronicità legata all’invecchiamento della popolazione. Oltre un italiano su 5 ha infatti più di 65 anni, dal 2002 al 2012 la speranza di vita è passata, per gli uomini, da 77,2 a 79,6 anni, per le donne, da 83,0 a 84,4, mentre sono più di 16mila gli ultracentenari (regione più "anziana" la Liguria, più "giovane" la Campania). Diminuito il tasso di mortalità infantile: nel 2011 pari a 3,1 morti per 1.000 nati vivi, in calo rispetto al 2006 (3,4), ma in Sicilia è addirittura di 4,59 per 1.000 nuovi nati. Disuguaglianze territoriali che stridono, e non solo in questo ambito. “Abbiamo regioni in cui metà degli anziani rinunciano alle cure perché non possono permettersi di bypassare le liste d’attesa - conclude Ricciardi -. La salute è un investimento: le risorse destinate a salute e sanità sono un elemento di sostenibilità per il futuro”.
“Secondo welfare”. Per Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio, “i modelli di previsione della Ragioneria generale dello Stato testimoniano che l’invecchiamento della popolazione comporterà un aumento di spesa sanitaria”, la cui quota in rapporto al Pil raggiungerà “il 7,5% nel 2035, superiore di mezzo punto a quella odierna attestata al 7,0% (contro la media Ue dell’'8,7% del Pil, ndr)”. A questo si aggiunge, continua il segretario dell’Osservatorio, il fatto che “l’invecchiamento acuirà il problema della spesa per l’assistenza agli anziani” che oggi grava in buona parte sulle famiglie. La dinamica demografica in corso disegna strutture familiari con uno o due componenti e con molti anziani soli, una “disgregazione” che obbligherà il sistema di welfare a “intervenire con nuove risorse e soluzioni innovative economicamente sostenibili”.
A sollevare questioni come il “negazionismo scientifico”, la scarsa cultura delle vaccinazioni, la bassa risposta (50%) dei cittadini ai programmi di prevenzione del governo, l’alto numero di prenotazioni di prestazioni non salvavita, “poi non effettuate per l’impossibilità di pagare il ticket”, l’aumento del consumo di antidepressivi e dei “suicidi legati a difficoltà economiche soprattutto nelle persone anziane di sesso maschile”, è stata Roberta Siliquini, ordinario di igiene all’Università di Torino. Dal confronto odierno esce anche l’indicazione di iniziare a ragionare su alcune proposte, emerse già da qualche anno, che prospettano, sulla scorta di esperienze europee dei welfare-mix, una sorta di “secondo welfare” basato su sistemi sostenuti con incentivi pubblici, in grado di intrecciare in modo virtuoso l’iniziativa privata e quella di natura associativa.
GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA (AGENSIR)
31 mar 2015 00:00