In Egitto, dove l’aiuto è a casa loro
Don Adriano Bianchi, presidente della Fisc, racconta il recente viaggio in Egitto con un gruppo di giornalisti delle testate diocesane, vincitori del concorso “8×mille senza frontiere”
“Abbiamo incontrato piccole Chiese locali, di minoranza che vivono in un Paese musulmano, offrendo una profonda testimonianza di carità. In Egitto la Chiesa la si vede per il bene che fa, per il cuore aperto a tutti senza distinzioni di fede o di etnia”. Così don Adriano Bianchi, nelle vesti di presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), racconta il recente viaggio in Egitto con un gruppo di giornalisti delle testate diocesane, vincitori del concorso “8×mille senza frontiere”, promosso dalla stessa Fisc e dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Cei.
Itinerario. Il gruppo si è mosso tra la capitale egiziana, Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Ismailia e Port Said per visitare le comunità locali e conoscere alcuni dei progetti sostenuti dai vescovi italiani, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, il cui responsabile, don Leonardo Di Mauro, era presente al viaggio. Attualmente sono 14 i progetti finanziati dalla Cei in Egitto (periodo 2013-2018) per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro. I giornalisti della Fisc hanno incontrato l’Aueed (Association of Upper Egypt for Education and Development) che si occupa dell’alfabetizzazione e sviluppo in 27 villaggi dell’Alto Egitto, i Carmelitani Scalzi che gestiscono due ospedali (al Cairo e Port Said) e un asilo e i padri Comboniani, in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati in particolar modo quelli dal Sudan, Sud Sudan, Etiopia ed Eritrea. Significativi gli incontri con il vescovo copto-cattolico di Ismailia, mons. Makarios Tewfik, e con l’ambasciatore di Italia in Egitto, Giampaolo Cantini.
Annuncio. “La Chiesa in Egitto annuncia il Vangelo stando vicina ai bisogni e alle necessità delle persone più povere, con particolare riguardo alla formazione, all’istruzione, all’accoglienza e alla salute, senza manie di proselitismo e di dominio della società – sottolinea don Bianchi, che ribadisce la necessità di – raccontare queste storie di bene. Per far ciò non serve far parte di grandi testate nazionali. Anzi. Che lo facciano giornalisti dei settimanali diocesani è ancor più significativo poiché così si mostra alle nostre realtà locali che le storie di bene ci sono e sono tante”.
Apertura. Secondo il presidente della Fisc “i settimanali diocesani hanno sempre avuto un’apertura al mondo grazie alla presenza, per esempio, dei missionari, di associazioni e di tante iniziative solidali che partono proprio dal territorio”. Che sono la risposta più concreta a chi, oggi, va in giro sbandierando lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. “Noi crediamo fortemente che dobbiamo aiutare le persone a casa loro come testimonia, oramai da secoli, l’azione della Chiesa a favore della promozione umana e sociale di poveri e bisognosi, attraverso l’annuncio del Vangelo. Non è un viaggio facile – spiega don Bianchi – quello intrapreso da coloro che cercano una vita migliore lontano da fame e da guerra, perché tutti amano il proprio paese e nessuno partirebbe. La Chiesa, con le sue opere, cerca di fare in modo che ognuno trovi nella propria terra le condizioni ideali per viverci a lungo. Dove le comunità crescono sotto il profilo umano, sociale ed economico le persone non sono costrette ad emigrare”.
Consapevolezza. Dal viaggio in Egitto emerge la consapevolezza che molto è stato fatto ma tanto resta da fare. “Dovremmo fare di più – ammette il sacerdote – e il racconto di viaggi come questo potrebbe servire da stimolo alle nostre chiese per dare maggiore aiuto attraverso la firma per l’8×1000 alla Chiesa cattolica. Ma è anche uno stimolo per i giornalisti delle nostre testate diocesane ad uscire dal loro territorio, aprirsi al mondo e affinare la loro professionalità”.