Immigrazione: la Lombardia non è più "attraente"?
Presentato ieri a Milano il Rapporto 2015 sugli immigrati in Lombardia realizzato dall’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità
Un rallentamento che, come è stato evidenziato nel corso della presentazione del rapporto, riflette le persistenti difficoltà economico-occupazionali e le minori opportunità di reddito determinate dal perdurare della crisi economica. A contribuire alla contrazione della crescita anche il numero di acquisizioni di cittadinanze italiana da parte degli stranieri, incrementato costantemente negli ultimi anni, e che si stimano in circa 41mila casi in Lombardia tra il 1° luglio 2014 e il 1° luglio 2015. Gli analisti dell’Osservatorio hanno anche rilevato che nel corso di un anno è stata registrata una modesta crescita degli irregolari (2-3mila unità), ma tale componente mantiene comunque un’incidenza ridimensionata rispetto ai primi anni di monitoraggio dell’Osservatorio Regionale, pari a circa il 7% degli stranieri presenti, a fronte di un incidenza pari perfino al 31% stimata ad inizio 2002.
A livello territoriale nel 2015 le province di Milano e di Monza e Brianza si confermano per la più ampia presenza di stranieri provenienti da Paesi a forte pressione migratoria in Lombardia, raccogliendo assieme quasi la metà del totale regionale. L’area meridionale delle province di Pavia, Cremona, Mantova e Lodi comprende poco più del 15% degli immigrati, mentre i territori di Bergamo e Brescia superano il 25% e, in ultimo, l’area nordoccidentale ne accoglie quasi il 14%.
Rispetto alla densità delle presenze, le stime del 2015 continuano a presentare il valore di 13 stranieri ogni cento residenti: un dato che, dopo la forte crescita che lo ha triplicato dal 2001 al 2011, è cresciuto solo leggermente nell’ultimo quadriennio. Milano, intesa come area metropolitana, mantiene la più alta densità di presenza, con 21 immigrati ogni 100 abitanti, ma valori consistenti si riscontrano anche nelle province di Brescia e Mantova (quasi 15 ogni 100 abitanti), Lodi, Bergamo e Cremona (attorno al valore di 13 ogni 100 abitanti), Pavia (12), Monza e Brianza, Lecco, Como e Varese (9-10), mentre Sondrio rimane al di sotto del 6%, cioè si conferma con il più basso livello nel panorama regionale.
Per quanto concerne la distribuzione per macroaree di provenienza, al 1° luglio 2015 resta il primato degli est-europei, con 476mila unità, 8mila in più rispetto a dodici mesi prima, mentre al secondo posto si collocano gli asiatici, con 329mila presenti (12mila in più). I nordafricani, con 240mila presenze (2mila in più dello scorso anno), precedono i latinoamericani, con 168mila, e infine gli “altri africani”, la cui consistenza numerica, sempre al 1° luglio 2015, è valutata in circa 108mila unità.
La netta prevalenza est-europea trova il consueto riscontro nei dati territoriali dove, con eccezione del tradizionale primato degli asiatici nella città di Milano (41,3%) e in provincia di Mantova (38,5%), le provenienze da paesi dell’Est Europa predominano ovunque. Riguardo alle provenienze per singola nazionalità, dalle stime al 1° luglio 2015, così come lo scorso anno, emergono tre soli paesi con oltre 100mila presenti: la Romania, con 193mila unità, il Marocco con 123mila e l’Albania con 122mila; solamente la Romania presenta un aumento costante negli ultimi anni, mentre gli stranieri da Albania e Marocco sono in lieve calo.
Nella graduatoria per nazionalità presenti seguono, come gli scorsi anni, sei realtà con almeno 50mila presenti, nell’ordine: Egitto (90mila), Cina (72mila), Filippine (68mila), Ucraina (60mila), India (57mila) e Perù (55mila). Le presenze comprese tra 20 e 50mila riguardano: Ecuador (48mila), Pakistan (45mila), Senegal (41mila), Sri Lanka (36mila), Moldova (28mila), Bangladesh (25mila) e Tunisia (22mila). Sotto il profilo dinamico il gruppo che nel corso degli ultimi quindici anni si è più distinto sul piano della crescita è quello degli ucraini, con un tasso di incremento medio annuo del 30%. Significativa è stata anche la velocità di crescita di romeni e moldovi, rispettivamente del 19% e 17% (valore medio annuo), seguiti da ecuadoriani (15%), bangladesi, indiani e pachistani, cresciuti tra l’11% e il 13% in media all’anno.
M. VENTURELLI
05 apr 2016 00:00