I Tornado di Ghedi bombarderanno l'Isis in Iraq?
L'ipotesi, avanzata dal Corriere della Sera, sta aprendo un forte dibattito nel Paese. Il Governo minimizza, ma sulo sfondo c'è l'articolo 11 della Costituzione
In gioco, al di là dell’aspetto militare, c’è il rispetto o il superamento dell’art.11 della Costituzione che recita che “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
La questione si pone ogni volta che l’Italia è chiamata a partecipare a una missione internazionale che comporti l’eventualità di un ricorso alle armi. L’Italia per altro è già parte della coalizione anti Isis, ma sino ad oggi le “regole d’ingaggio” prevedevano solo una presenza di supporto, con quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi, un aereo Cisterna KC767 e alcuni droni Predator privi di armamento inviati in Kuwait. Il personale impegnato nell'operazione è di 140 unità, impiegato in missioni di ricognizione. L'Italia, inoltre, si era impegnata nella fornitura di armi ai Peshmerga curdi e in un programma di addestramento tuttora in corso.
Le anticipazioni del quotidiano milanese, che in due riprese ha chiesto un “salto di qualità” nella partecipazione italiana alla coalizione internazionale contro l’Isis, ha costretto alcuni esponenti del governo a prendere la parola.
“La situazione in Iraq è aperta, c'è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all'operazione ma una cosa è certa l'Italia non ha preso nuove decisioni sull'utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento”. Queste le dichiarazioni del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni su un eventuale disponibilità dei Tornado partiti da Ghedi a bombardare l'lsis in Iraq.
Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti è intervenuta sulla questione definendo quelle del Corriere soltanto un'ipotesi le notizie diffuse. “Nella lotta all'Isis in Iraq – ha affermato - l'Italia c'è sempre stata: siamo ad Erbil, siamo a Baghdad, ci siamo con i nostri addestratori, con i carabinieri e con aerei da ricognizione che partecipano all'operato della coalizione. Eventuali diverse esigenze, sulla base del rapporto con gli alleati e con il governo iracheno verranno valutate ma certamente passeranno al vaglio del Parlamento”. Non ha però smentito, il Ministro” che si stiano valutando possibili nuovi ruoli per i mezzi Italiani”. “Quando dovesse verificarsi questa ipotesi – ha concluso Roberta Pinotti in una audizione davanti Commissioni riunite Esteri e Difesa di Senato e Camera - ovviamente riferirò in Parlamento”.
REDAZIONE ONLINE
07 ott 2015 00:00