Gmg: arrivano da Betlemme le croci di ulivo
Una piccola croce di legno d’ulivo realizzata a mano dalle persone, anche disabili, del centro Piccirillo di Betlemme: è il segno e il dono della Cei ai giovani italiani in procinto di partire per la Gmg di Lisbona. La croce è contenuta nel ‘Kit degli Italiani’ che il Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) ha preparato per il contingente azzurro, oltre 60 mila iscritti, alla Gmg. “Il dono – spiega padre Ibrahim Faltas, vicario custodiale dal sito del Snpg (www.giovani.chiesacattolica.it) – arriva direttamente dalla Palestina, dalla terra in cui il Figlio ha scelto di farsi creatura e reca incisa la parola Anastasa, ad indicare la Resurrezione. La croce, segno di morte e memoria della violenza cieca che continua a minacciare l’umanità, è per i cristiani il seme di una promessa. La parola misteriosa della Pasqua vi è stata impressa come sigillo, ma anche come invito a essere sempre in ricerca: ‘Cosa significa per me alzarmi, dare corpo alla risurrezione’”.
Il “Piccirillo Handicraft Center” di Betlemme è un progetto nato per l’intuizione dell’archeologo francescano padre Michele Piccirillo e realizzato, nel 2014, dalla Custodia di Terra Santa e dalla Fondazione Giovanni Paolo II, di cui padre Faltas è uno dei fondatori, per venire incontro ai bisogni economici e sociali della popolazione della città, soprattutto delle persone con necessità particolari e disabilità. “Padre Piccirillo – ricorda padre Faltas – con la sua profonda conoscenza archeologica e storica di tutta la Terra Santa, fu una fonte inesauribile di arricchimento culturale per tutti noi. Una delle raccomandazioni che non si stancava di ripetere, era quella di istruirci sull’importanza di fare memoria del passato per salvaguardarlo, poiché esso rappresenta un tessuto ricco di testimonianze; se lo si riduce a pochi simboli, si corre il rischio che si perda del tutto”. Questo messaggio è così diventato un progetto rivolto alla comunità di Betlemme: “i laboratori di arti e di tradizioni palestinesi offrono posti di lavoro ai giovani e la possibilità di crearsi e affermarsi in una professione perché, molti di loro, non sono riusciti a completare gli studi e altri sono persone disabili. I nostri laboratori, sono punti d’incontro, di dialogo e di speranza, per non sentirsi isolati dal muro, luoghi dove coltivare la propria abilità artistica e umana”. Dal 2014 le capacità artistiche degli artigiani betlemiti si sono affinate e oggi, rivela il francescano, “tanti collezionisti di opere di madreperla si rivolgono a noi per restaurare i loro pezzi di antiquariato, per i quali è necessario conoscere tecniche molto antiche e raffinate. Siamo contenti ed orgogliosi dei nostri successi. Abbiamo realizzato per Papa Francesco un quadro di madreperla che raffigura l’incontro di San Francesco con il Sultano in Egitto, usando una lavorazione molto antica che si realizzava 250 anni fa; è risultato un vero capolavoro. Questo significa come il lavoro possa essere anche ricerca e conservazione della storia. Nel laboratorio di madreperla si realizzano anche le croci di Terra Santa, che il Patriarca Latino, Pierbattista Pizzaballa, da pochissimo creato cardinale da Papa Francesco, e il Custode di Terra Santa, Francesco Patton, usano donare ai pellegrini”.
Il Centro Piccirillo attualmente offre lavoro a più di trenta famiglie, ma l’aspetto più importante, rimarca padre Faltas, “è l’inserimento di molti ragazzi e ragazze disabili, che hanno avuto così la possibilità di uscire allo scoperto dalla chiusura mentale che ancora oggi è molto forte nella cultura locale”. La storia racconta che “i primi frati che arrivarono a Betlemme, oltre a costruire le chiese e le scuole, insegnarono alla popolazione la lavorazione del legno, della madreperla e del mosaico e se vogliamo che i cristiani rimangano in questa terra, dobbiamo continuare ad operare per creare e cercare occasioni che forniscano opportunità di occupazione ai nostri giovani. Solo con la nostra determinazione ed il nostro impegno quotidiano, anche nelle piccole cose, saremo in grado di infondere in loro la reale speranza in un futuro di pace, di serenità, di sicurezza e di prosperità nella terra dove sono nati e dove è nato il Bambino Gesù”. “Ringrazio la Cei – conclude il frate – per aver deciso di affidare a noi la realizzazione di queste piccoli croci, in ognuna di esse ci sono le mani, di giovani, donne, uomini, che si sentono partecipi, di aver contribuito a rendere speciale questa Gmg”.