Gandolfini: il ddl Cirinnà torni in commissione Giustizia
Conferenza stampa in Senato per il presidente del comitato "Difendiamo i nostri figli", promotore del Family Day. L'intervista di Radio Vaticana
Soddisfatto del maxiemendamento al testo del ddl Cirinnà?
Noi innanzitutto vogliamo leggere il maxiemdamento per capirne i contenuti. Ribadiamo che noi siamo contrari ovviamente alla stepchild, ma anche all’articolo 2 e 3 del similmatrimonio; più precisamente noi siamo contrari all’intero impianto di legge. Cioè noi intendiamo dire basandoci sull’articolo 3 della Costituzione che nessun cittadino italiano per condizioni personali e sociali debba essere discriminato; detto questo i diritti civili legati alla persona vanno assolutamente ribaditi e la persona questi diritti civili, che sono prevalentemente diritti di mutuo soccorso, può giocarseli all’interno di quello che personalmente e privatamente considera essere la propria unione affettiva sentimentale; ma fare diventare un’unione affettiva tra due persone dello stesso sesso un istituto giuridico in qualche misura paragonabile al matrimonio e nella quale la Repubblica si riconosce, ci vede assolutamente contrari. Qualora si mettesse la fiducia su un simile provvedimento noi rimarremmo scandalizzati da un vero e proprio tradimento operato dai parlamentari cattolici.
Il ricorso alla fiducia lei ha detto, trasformerebbe il provvedimento da un’iniziativa parlamentare ad un patto di governo. Anche per questo continuate a chiedere il ritiro in toto del ddl Cirinnà?
Sì. Questo disegno di legge si è dimostrato terribilmente divisivo all’interno delle forze politiche, spaventosamente divisivo tra il paese reale e le forze politiche, e poi essendo una legge così delicata e così complessa che può davvero stravolgere l’antropologia sociale italiana, merita una ponderata riflessione e di ritornare alla Commissione Giustizia del Senato, ottemperando a quello che dice l’articolo 72 della Costituzione: perché questo ddl è stato scippato dalla Commissione Giustizia.
Qualunque sia l’esito dell’iter parlamentare, voi resterete vigili su chi ha ascoltato le vostre istanze?
Assolutamente sì. Saremo vigilanti sulle forze politiche che hanno aiutato o hanno contrastato, come sui singoli parlamentari che si sono spesi a favore del popolo del Family Day e quelli che – voglio sottolineare – con becera arroganza hanno fatto finta che quella piazza fosse una piazza di persone che volevano farsi un weekend a Roma: la cosa non è stata assolutamente così. Noi vogliamo essere portavoci di quel popolo e indicheremo alle persone che si riconoscono in noi chi ci ha aiutato e chi no.
Si sente di fare un appello ai senatori in queste ore così cruciali a nome del popolo del Family Day?
Io vorrei fare un appello generale a tutti i senatori a livello generale dicendo loro: cercate di guardare con obbiettività la situazione attuale, una divaricazione spaventosa fra il paese reale e il Parlamento e una grande divisione all’interno delle forze politiche con trabocchetti ad ogni piè sospeso, la lezione “canguro” ce lo insegna. A questo punto una saggia, sapiente politica richiederebbe di fermare tutto e tornare in Commissione Giustizia.
Il vostro appello ai senatori e ai parlamentari cattolici?
Non permettete che la ragione di partito o la ragione di interesse personale scavalchi quella “coscienza ben formata” di cui ha parlato Papa Francesco. Vuol dire: attenersi al magistero secolare della Chiesa che definisce famiglia quella con un padre e una madre e che vede nel diritto fondamentale del bambino ad avere una famiglia con un padre e una madre un diritto inviolabile.
PAOLO ONDARZA - RADIO VATICANA
25 feb 2016 00:00