Ecco dove sono schierati i militari italiani a difesa della pace
Escluso, per ora, un intervento dei Tornado per bombardare i miliziani islamici dell’Isis in Iraq, resta il fronte mediorientale quello più caldo. Delle 4.250 unità impegnate nelle 26 operazioni all’estero, nel solo Libano ve ne sono 1.000. A questi si aggiungono i 530 uomini dell’Operazione Prima Parthica, condotta dalla Coalizione a guida Usa per contrastare la minaccia dello Stato islamico. In Afghanistan 700 presenze
I numeri. Attualmente, secondo dati forniti dal ministero della Difesa, è di “circa 4.250 unità il personale impiegato in 26 operazioni fuori Italia, mentre sul territorio nazionale è di circa 7.250 unità, di queste 6.550 impegnate nell’operazione ‘Strade Sicure’, e le restanti 700 in quella definita ‘Mare Sicuro’”. Le 26 operazioni sono così ripartite: sei missioni in ambito Nato (Bosnia Erzegovina, Afghanistan, Kosovo, Skopje, Mediterraneo-Active Endeavour, Somalia Oceano Indiano–Atalanta), due sotto egida Onu (Libano, Mali), dieci con mandato dell’Ue (Bosnia, Kosovo, Somalia, Gibuti, Mali, Nairobi, Mediterraneo-Eunavfor, Mediterraneo-Triton, Palestina-Egitto, Afghanistan) otto multinazionali (Egitto, Iraq-Kurdistan, Israele-Hebron, Libia, Malta, Antartide, Emirati arabi uniti, Libano-Mibil).
Missioni e operazioni. Particolarmente caldo il fronte mediorientale dove i nostri militari sono di stanza soprattutto in Libano. Nel Paese dei Cedri l’Italia impiega, dal 2006, una media di mille soldati e ha la guida della missione dal gennaio 2012 esprimendo 3 dei 4 comandanti delle forze in campo dal 2007. Nella città di Hebron (Cisgiordania), teatro di diversi scontri in questi ultimi giorni, è attiva la Missione di osservatori internazionali Tiph (Temporary International Presence in the city of Hebron), voluta dal Governo d’Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese, firmatari dell’Accordo Interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995. Alla missione partecipano anche Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. I militari italiani incaricati sono 13. Nell’ambito del “Contributo nazionale lotta contro Islamic State of Iraq and the Levant (Isil)”, l’Italia partecipa con 530 uomini (Operazione Prima Parthica) alla Coalizione a guida Usa per contrastare la minaccia Isil e a sostegno delle forze di sicurezza dei partner regionali. Le forze dei vari Paesi che hanno espresso l’intendimento di aderire alla Coalizione stanno operando ai sensi dell’Art. 51 della Carta dell’Onu, nonché delle Risoluzioni n. 2170 (2014) del 15 agosto 2014 e n. 2178 (2014) del 27 settembre 2014, sulla base della richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell’Iraq presso l’Onu al Presidente del Consiglio di Sicurezza. Al valico confinario di Rafah, nella Striscia di Gaza e l’Egitto, l’Ue ha avviato una missione di assistenza delle Autorità palestinesi nella gestione dello stesso valico. In Egitto opera anche la Multinational Force and Observers (Mfo) è un’organizzazione internazionale indipendente per il mantenimento della pace tra la Repubblica Araba d’Egitto e lo Stato d’Israele, sancita dal Trattato di Pace nel 1979. La Mfo è insediata nella fascia orientale della Penisola del Sinai, e vede impegnati 78 nostri militari. Italiani presenti anche in Libia nell’ambito del contributo internazionale al ripristino della stabilità nel Paese, promosso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’Italia è attiva nel settore dell’assistenza, supporto e formazione delle Forze Armate e di Sicurezza libiche. Nell’aprile 2011, durante l’Operazione “Unified Protector” (Oup) venne autorizzato l’invio in Libia di un Team di istruttori, con il quale si dava inizio alla Missione “Cyrene”, finalizzata allo sviluppo delle capacità di pianificazione, organizzazione e condotta di operazioni militari e, successivamente al conflitto, al supporto al Consiglio Nazionale di Transizione libico e al coordinamento delle attività nazionali dirette all’assistenza ed alla ricostruzione del Paese. In Afghanistan dall'1 gennaio 2015 è stata avviata la missione a guida Nato “Resolute Support” (Rs), incentrata sull’addestramento, consulenza ed assistenza in favore delle forze armate e delle istituzioni afghane. Attualmente in Afghanistan ci sono circa 700 militari italiani che potrebbero ridursi a soli 70 entro la fine dell’anno.
DANIELE ROCCHI (AGENSIR)
12 ott 2015 00:00